Si conclude l’edizione 2019 del Calafilmfest, la rassegna delle arti cinematografiche a cura del Circolo Culturale Cinepresi. Un appuntamento che ha regalato ai fruitori delle produzioni di altissima qualità. Venti, tra documentari, cortometraggi e lungometraggi, le opere sottoposte al parere della giuria di esperti composta dalla scenografa Rosa Cucunato, dall’attrice Roberta La Guardia, dal critico cinematografico Giuseppe Scarpelli e dalla docente universitaria Daniela Vellutino.

In alcune pellicole è raccontata una Calabria inedita, in altre invece le suggestioni inaspettate degli artisti calabresi in giro per il mondo. Tutte narrano delle storie, tutte lanciano un segnale, tutte hanno un messaggio forte da trasmettere. Giuseppe Citrigno Presidente della Calabria film Commission spiega “dobbiamo riportare la gente al cinema, è facile riempire le sale con le commedie cult, lo è di meno con le produzioni di qualità. In questa rassegna di qualità c’è né tantissima. Il cinema è uno degli strumenti più efficaci e più immediati per veicolare la cultura, dobbiamo come Calabria film Commission, sostenere dunque i festival e le attività rivolte ai bambini e ai ragazzi, come il progetto ventennale “scuola al cinema” che coinvolge gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Da quest’anno stare al fianco dei registi e dei produttori sarà ancora più semplice, giacché anche la Calabria, si dota di una legge regionale sul cinema, un utile strumento legislativo che darà nuovo impulso all’intero comparto”.
Molto soddisfatta anche l’Assessora regionale con delega alla Cultura , Professoressa Maria Francesca Corigliano perché la rassegna “La Calabria dietro lo schermo “ è frutto di un progetto regionale che ha visto anche la partecipazione attiva del comune di Rende. La tre giorni di cultura e convivialità si è infatti svolta nel centro storico di Rende, nell’antica sala cinematografica “Santa Chiara”, spostando un notevole numero di visitatori dal centro città sino al borgo antico . Tra i film presentati il documentario “A pugni chiusi” del regista trentaquattrenne Francesco Gallo, che racconta la storia di un esperimento cosentino, quello della box popolare, “non un documentario che parla solo di sport, ma che racconta tante storie e si intreccia con altre, con quella dell’antagonismo cosentino, con lo spirito dell’accoglienza, con la lotta all’emarginazione, la storia di una famiglia quindi”, spiega Gallo.
Suggestivo, emozionante e ricco di vissuti il documentario “Terra, Terra” della regista Giulia Merenda, un occhio non invadente e ad alta empatia su uno spaccato particolare, quello della sezione femminile del Carcere di Re Bibbia, Premiato dalla giuria con menzione d’onore. Si è aggiudicato il premio per la sessione cortometraggi “Amare affondo”, l’opera di Matteo Russo, giovanissimo regista crotonese che racconta l’amore di una coppia omosessuale costretta a scontarsi con il pregiudizio della gente. Il regista in soli 16 minuti fa rivivere agli spettatori una storia d’amore dai risvolti unici, a tratti drammatici, proponendo la sua particolare chiave di superamento dell’amore stereotipato. Menzione speciale per il documentario “Sono una cima” del cosentino Francesco Cristiano.
La narrazione di un progetto imprenditoriale intrapreso da tre ragazzi che hanno deciso di investire nel campo dell’agricoltura e dedicarsi alla coltivazione di canapa. Una storia di resilienza, resistenza e amore per la propria terra. Di un amore, ma di natura diversa, parla “ Io la sedia me la porto da casa”, di Aurora Deiana . La vita di una scrittrice e poetessa crotonese Stefania Maiorano rivista in 14 intensi minuti. “La protagonista del cortometraggio è affetta da poleomelite e costretta su una sedia a rotelle ma non sarà questo a fermarla, raggiungerà i suoi obbiettivi e svolgerà una vita normale. Il film è tratto dall’omonimo libro e nasce dalla volontà di tramandare il messaggio di forza, coraggio e amore di questa grande donna, mia madre, e soprattutto di regalare una visione diversa sulla disabilità.“, afferma la regista. Menzione speciale anche per Ivana Russo con il suo documentario sul noto vico del centro storico di Cosenza Santa Lucia da cui prende il nome l’opera.
Premiato per La sessione lungometraggi “Gramsci ‘44”del giovane Bartucci. Un Gramsci inedito quello proiettato sullo schermo. Il film in 66 minuti presenta al pubblico il Gramsci insegnante, confinato politico ad Ustica. Quei 44 giorni di prigionia hanno cambiato la vita di un paese che ha scoperto il valore e l’importanza dell’istruzione scolastica. “Deshdentau”del giovane Belcastro si aggiudica invece il premio per la sessione documentari. L’ultimo superstite di una generazione di pescatori sardi si racconta mettendo a nudo la sua anima e strappando qualche sorriso ad un pubblico attento. Contenta la Presidente del circolo culturale Cinepresi, Erminia Marino che ha ringraziato l’assessora alla cultura del comune di Rende Professoressa Marta Petrusewicz, ha creduto fortemente in questo progetto, e soddisfatta perché “quest’anno il livello delle produzioni era veramente molto alto. Riteniamo che ci sia ancora molto da fare per valorizzare tutto il lavoro dei cineasti calabresi e siamo sicuri che la prossima edizione 2020 del Calafilmfest c’è lo dimostri”.












