Dopo tanti anni di chiusura, riaperto al pubblico lo splendido Oratorio dell’Arciconfraternita del Rosario, annesso al complesso monumentale di San Domenico a Cosenza.
Così la pagina: “Associazione Culturale Mistery Hunters”. La magnificenza di questo Oratorio di Cosenza, che a ragione è stato definito vero palinsesto architettonico, sta nella ricchezza dei tanti elementi che si sono stratificati nel corso dei secoli.
Considerata una delle espressioni più significative dell’arte barocca della città Bruzia, secondo alcuni studiosi la sua prima fase costruttiva risalirebbe al Cinquecento (forse faceva parte del primo impianto della chiesa dedicata a San Matteo).

Solo nel 1630 fu concessa alla Congrega del Rosario. E proprio a quest’epoca risale il preziosissimo soffitto in legno intagliato e dorato (costituito da 35 riquadri rettangolari che si dispongono lungo cinque file).
Presenta un ricco e opulento decoro con fogli in oro zecchino, tipico del variegato repertorio ornamentale barocco, eseguito con motivi fitomorfi e zoomorfi (leoni affrontati, aquile, figure grottesche, simboli eucaristici, testine alate, corolle, fioroni), su cui si stagliano lo stemma del mecenate Lorenzo Landi e cinque stupendi dipinti su tela che mostrano la perfetta simbiosi tra pittura e arte scultorea.
Essi sono opera di ignoti artisti meridionali, attivi nel XVII e nel XVIII secolo, e raffigurano “Gesù tra i Dottori della chiesa”, “la Natività, “La Morte della Vergine”, “La Circoncisione” e “La Discesa dello Spirito Santo”.
L’abside realizzato a volta cordonata e l’arco trionfale è decorato con due cariatidi anch’esse barocche. La fastosità, l’abbondanza decorativa, la doratura in oro zecchino denunciano non solo l’abilità e la perizia tecnica del maestro intagliatore. Ma conferiscono a questo manufatto un aspetto sontuoso, aulico e rappresentativo tipico di quell’arte che vuole stupire, meravigliare e comunicare attraverso la ricchezza del decoro, la supremazia della Congrega del Rosario sulle altre confraternite della città, nella “gara” per avere la cappella più bella e sfarzosa.
Fu però nel corso del Settecento che l’Oratorio del Rosario, in piena adesione al fastoso gusto barocco, imperante ormai ovunque, subì i più significativi interventi di rimaneggiamento e arricchimento di tanti manufatti, ornamenti e decori in stucco. Guadagnando l’aspetto che si può ammirare ancora oggi.
Furono aggiunti i decori di stucco dorato alle pareti, il doppio ordine di stalli in legno laccato e dorato, il pulpito intagliato, dall’andamento ondulato scandito da larghe cornici ornate su cui aggettano fioroni penduli e foglie di acanto, il cancello di accesso in ferro battuto in cui sono replicati i motivi ornamentali barocchi (festoni, grappoli di uva, spighe, foglie di vite).
L’ampia cantoria su cui poggia un organo in legno, finemente scolpito e dipinto. Mentre a livello strutturale è realizzata la stupenda cupola dell’abside che poggia su un sistema di archi, stuccata e decorata in stile barocco con l’affresco di San Domenico in gloria tra Dio e i Santi, mentre sulle vele sono presenti i Quattro Evangelisti.
Sulla parete absidale, infine, troviamo il dipinto della Madonna del Rosario attribuita al Granata.

I lavori e gli intagli lignei sono opera di artigiani roglianesi. Molto curato è l’apparato pittorico racchiuso in cornici di legno disposte lungo le pareti ai lati dell’arco santo, tra le finestre, che risponde ad un programma iconografico strettamente correlato all’intitolazione dell’Oratorio.
Si tratta, infatti, della rappresentazione dei Misteri del Rosario (eventi ed episodi significativi della vita di Cristo e di Maria). Tra cui appaiono “La Natività”, “La Presentazione al Tempio”, “Gesù tra i Dottori”, “Gesù nell’orto degli ulivi” e scene della “Passione”, “La Crocifissione”, “La Resurrezione”, “La Trasfigurazione”, “La Discesa dello Spirito Santo” e “L’Assunzione della Vergine”.
Ai lati dell’arco santo, che è ornato vistosamente con angeli scolpiti a tutto tondo e a intera figura, strutture reggi lesene e corpose valve di conchiglia.
E sopra le nicchie contenenti le statue in legno di San Tommaso d’Aquino e del Beato Enrico Susone, vi sono due dipinti raffiguranti L’Annunciazione (L’Angelo Annunziante e la Vergine annunziata). Interessanti anche le due cappelle laterali, con la tavola dell’Eterno Padre, chiaramente ispirata all’opera di Michelangelo, ed il dipinto di Santa Liberata.
La felice resa architettonica, data dall’armonia volumetrica e prospettica, e la qualità e la ricchezza dell’ornamentazione fanno di questo luogo sacro un esempio eccellente, un documento prezioso ed importante, dell’arte barocca in Calabria. Il restauro dell’Oratorio del Rosario, unico intervento ARCUS approvato in Calabria, rappresenta un importante tassello nell’attività di tutela e recupero del patrimonio culturale della città di Cosenza.



