Di Gennaro Gallo
Mi sono imbattuto sul web in una di quelle notizie che ti fanno pensare: “Ma davvero siamo arrivati a questo punto?”.
E la risposta è sì, con tanto di prove scientifiche e un pizzico di genio (e follia) americano.
A Seattle hanno inventato il primo impianto al mondo che trasforma le persone… in terriccio. Avete capito bene: non un film di Tim Burton, ma una cosa vera, approvata e pure di tendenza tra gli ambientalisti.
L’idea è semplice: invece di farsi bruciare o seppellire in bare che costano come una macchina usata, uno si fa “compostare”.
In pratica ti mettono in un contenitore con paglia, trucioli e fiori secchi, e dopo un mesetto, grazie a microrganismi super efficienti, diventi suolo fertile. Niente fumo, niente lapidi, solo un sacco di terra buona per far crescere alberi, fiori… o magari zucchine.
Il tutto, ovviamente, in nome dell’ambiente: si risparmiano energia, CO₂ e spazio nei cimiteri. E soprattutto, si chiude il cerchio della vita in modo poetico: da vivi mangiamo dalla terra, da morti la nutriamo.
Confesso che la cosa mi affascina. Per quando un po’ macabra, ha una logica ecologica innegabile. E poi, se proprio dobbiamo andarcene, tanto vale farlo lasciando qualcosa di buono… magari un bel cespuglio di basilico o un albero di castagno.
Anzi, lo dichiaro ufficialmente: quando sarà la mia ora, (ci vorrà ancora tanto) autorizzo chi di dovere a compostarmi. Ma con una richiesta speciale: piantate attorno a me banane e cetrioli. Così la gente potrà venire a raccoglierli. E magari, qualcuno, se ne avrà voglia, potrà anche mangiarli.













