De Magistris e Gioacchino Genchi condannati per abuso d’ufficio

Luigi De Magistris e Gioacchino Genchi

La condanna a Luigi De Magistris arriva dal tribunale di Roma in riferimento all’inchiesta WHY NOT. Un anno e 3 mesi di reclusione per abuso d’ufficio

L’ex magistrato Luigi De Magistris, attualmente sindaco di Napoli, è stato condannato insieme a Gioacchino Genchi, suo consulente informatico ai tempi di Catanzaro, ad un anno e 3 mesi di reclusione con l’accusa di abuso d’ufficio.

Luigi De Magistris e Gioacchino Genchi
Luigi De Magistris e Gioacchino Genchi

L’imputazione si riferisce all’inchiesta che aveva condotto De Magistris, denominata WHY NOT, in cui l’ex magistrato aveva acquisito le utenze telefoniche di un gruppo di parlamentari.

Pur avendo avuto le attenuanti generiche De Magistris è stato anche interdetto per un anno dai pubblici uffici.La pena è stata sospesa ed è stata disposta la non menzione nel casellario giudiziario.Insieme alla sentenza è stato disposto dal Tribunale anche il risarcimento danni materiali e morali ai parlamentari coinvolti nel sequestro dei loro tabulati telefonici.

Sono gli onorevoli Sandro Gozi, Romano Prodi, Marco Minniti, Clemente Mastella e Giancarlo Pittelli, dei senatori Francesco Rutelli e Antonio Gentile. Per loro il Tribunale in via provvisionale ha stabilito un risarcimento di 20 mila euro.

Tribunale di Catanzaro
Tribunale di Catanzaro

L’accusa di abuso d’ufficio mossa all’ex magistrato era stata avanzata in quanto non era stata chiesta preventivamente l’autorizzazione ai rami parlamentari, a cui questi politici appartenevano, l’acquisizione dei suddetti tabulati telefonici. Secondo gli avvocati  Titta e Nicola Madia, la sentenza ha reso giustizia agli uomini politici che si erano visti privati delle loro prerogative parlamentari. Tale vicenda all’epoca aveva scatenato una violenta campagna contro il governo.

Non si è fatta attendere la reazione di De Magistris che dal suo profilo facebook ha commentato con molto rammarico la sentenza del Tribunale. «La mia vita è sconvolta e sento di aver subito la peggiore delle ingiustizie, ma non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato. Rifarei tutto, ho giurato sulla Costituzione ed ho sempre pensato che un magistrato abbia il dovere di indagare ad ogni livello, anche quello che riguarda la politica».

L’ex magistrato sostiene la sua buona fede nell’aver svolto indagini doverose su fatti gravissimi riconducibili anche ad esponenti politici. «Ho la speranza – aggiunge – che si possa riformare, in appello, questo gravissimo e inaccettabile errore giudiziario».

Il sindaco di Napoli conclude il suo commento su Facebook sostenendo che «Con questa sentenza, di fatto, mi viene detto che non avrei dovuto indagare su alcuni pezzi di Stato, che avrei dovuto fermarmi. Rifarei tutto, perché ho agito con coscienza e rispettando solo la Costituzione. Vado avanti con onestà e rettitudine. La giustizia è più forte della legalità formale intrisa di ingiustizia profonda».

Divisa l’opinione pubblica, tra chi vorrebbe le sue dimissioni e chi invece lo esorta a continuare la sua battaglia verso questa, secondo loro, ingiustizia giudiziaria

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