Nei giorni scorsi è stato presentato il calendario 2026 con tema i mulini ad acqua nel territorio di Luzzi: un esempio di archeologia industriale
di Ada Giorno
La presentazione di un calendario può trasformarsi da semplice cerimonia a momento di profonda riflessione strategica per un’intera comunità?
Lo scorso 12 dicembre, presso la sede della Pro Loco “La Terra dei Lucij” di Luzzi, abbiamo avuto la prova che non solo è possibile, ma necessario. Invitati a partecipare a un evento ricco di spunti, che includeva anche la proiezione di un suggestivo video sui mulini di Novara di Sicilia, noi dell’Associazione Italiana Parchi Culturali (AIPARC) di Cosenza abbiamo collaborato, attraverso la voce della Prof.ssa Ada Giorno, a sostegno della tesi che un oggetto comune possa diventare veicolo per messaggi profondi di impegno civico.
In quella serata, organizzata con cura dal presidente della Pro Loco, Vincenzo Garofalo e coordinata dal Prof. Claudio Cortese, è stato presentato il calendario 2026 dedicato ai mulini ad acqua del territorio.
Quest’opera non è, infatti, “un semplice almanacco per segnare lo scorrere dei giorni”, ma è stata concepita come “un potente strumento strategico”.
Questo progetto editoriale non si limita a scandire il tempo, ma si propone di diffondere conoscenza, rafforzare il legame che unisce la comunità al proprio territorio e, soprattutto, stimolare una riflessione collettiva.
L’obiettivo di fondo, che come AIPARC condividiamo pienamente, è rispondere a un’esigenza cruciale del nostro tempo: la necessità di “stimolare una riflessione sulla necessità, oggi più che mai, di un pensiero e di azioni orientate alla consapevolezza e alla speranza”.
Queste azioni non sono un concetto astratto, ma un invito concreto a intervenire contro la minaccia dell’oblio. Tale impegno, per essere efficace e duraturo, deve però nascere da una visione chiara e da un pensiero solido che lo ispiri. Per un’associazione culturale, agire senza una filosofia che ne orienti le scelte sarebbe come navigare senza bussola. AIPARC Cosenza fonda il suo operato su un pensiero forte, che funge da guida etica per trasformare la tutela del patrimonio culturale in un autentico motore di sviluppo sostenibile.
La Nostra Missione: “Se conosci la Calabria, la ami” Il cuore della nostra missione è racchiuso in un principio tanto semplice quanto potente: “Se conosci la Calabria, la ami”.
Questa frase non è uno slogan, ma il fondamento di un impegno costante dedicato alla riscoperta e alla valorizzazione del vasto patrimonio culturale, storico e umano della nostra regione.
Siamo convinti che solo attraverso una conoscenza profonda delle nostre radici, delle nostre ricchezze e delle nostre fragilità sia possibile generare un amore autentico per la nostra terra, un amore che si traduce in cura, tutela e progettualità.
Per comprendere l’anima della Calabria e lo spirito che anima il nostro lavoro, nulla è più illuminante del racconto di Leonida Repaci sulla creazione di questa terra. L’allegoria descrive una regione concepita da Dio come un capolavoro, arricchita da inestimabili “doni” naturali, artistici e intellettuali.
Tuttavia, il diavolo, approfittando di un momento di distrazione divina, scatena sulla Calabria le sue “calamità”: l’abbandono, la miseria, l’emigrazione, l’incuria.
Il nostro campo d’azione si colloca esattamente in questa dualità: valorizzare i doni per contrastare le calamità. La guida etica del nostro impegno risiede nel passaggio finale del racconto, nelle parole che Dio pronuncia osservando la sua opera ferita: “Questi mali e questi bisogni […] non impediranno alla Calabria di essere come io l’ho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più sudore, ecco tutto.”
Questa non è una condanna alla fatica, ma una potente chiamata alla responsabilità. È la consapevolezza che la bellezza e la felicità della nostra terra non sono un destino, ma un traguardo da raggiungere attraverso un lavoro tenace, consapevole e condiviso. È questa filosofia che applichiamo a sfide concrete, come quella mirabilmente rappresentata dai mulini di Luzzi.
I mulini ad acqua di Luzzi sono l’incarnazione perfetta della dualità calabrese descritta da Repaci.
Essi rappresentano il punto esatto in cui un “dono” prezioso dell’ingegno e della storia incontra la “calamità” dell’abbandono e dell’incuria. Sono un simbolo potente e, al tempo stesso, una sfida concreta per l’intera comunità, un luogo tangibile dove la memoria e la minaccia dell’oblio si confrontano. Il valore di questi antichi opifici va ben oltre la loro architettura. Non sono semplici ruderi, ma “monumenti al lavoro, all’ingegno e alla fatica delle generazioni che ci hanno preceduto”.
L’ingegno dei nostri antenati fu il primo “sudore” che trasformò un “dono” divino – la potenza dell’acqua – in lavoro e sostentamento. Oggi, il loro stato di abbandono è la manifestazione fisica della “calamità” dell’incuria. Ogni pietra levigata, ogni ingranaggio consumato, custodisce una “memoria operosa”, testimonianza di un’economia legata alla terra e di un’intera civiltà rurale che, con quel “sudore”, costruì la propria felicità. Recuperare i mulini non è un’operazione nostalgica, ma un investimento strategico capace di generare benefici duraturi per l’intera comunità di Luzzi.
Questo progetto si fonda su quattro pilastri fondamentali:
• Identità comunitaria: restaurare i mulini significa riattivare un centro vitale dell’identità locale, riconnettendo i cittadini con le proprie radici e rafforzando il senso di appartenenza.
• Sviluppo sostenibile: il recupero può creare nuove e concrete opportunità per un turismo culturale di qualità, capace di attrarre visitatori interessati alle storie uniche che il territorio ha da raccontare.
• Educazione: questi luoghi possono trasformarsi in straordinarie aule didattiche a cielo aperto, dove le nuove generazioni possono apprendere la storia locale in modo vivo e tangibile, toccando con mano il passato per comprendere meglio il presente.
• Vittoria simbolica: il recupero assume un valore simbolico potentissimo: “ogni mulino che riusciamo a salvare è una calamità sconfitta: è la vittoria sulla perdita di memoria, sull’abbandono e sull’incuria.”
Questa analisi, tuttavia, rimarrebbe un mero esercizio intellettuale se non si traducesse in un impegno tangibile. È giunto il momento di trasformare la diagnosi in una cura, l’appello in un’azione.
La proposta avanzata da Flaviano Garritano, autore del calendario è dunque un invito, un appello che rivolgiamo con fiducia alle istituzioni locali, alle scuole di ogni ordine e grado, alle associazioni e a ogni singolo cittadino che abbia a cuore il futuro del proprio territorio.
L’obiettivo è creare un progetto organico di studio, mappatura, recupero e valorizzazione dei mulini, trasformando un patrimonio a rischio in una risorsa viva e produttiva. Concludiamo, dunque, rinnovando l’appello a lavorare insieme, con “più sudore”, per trasformare una promessa di felicità in una realtà concreta.
Il calendario presentato dalla Pro Loco non è solo un oggetto, ma un seme di consapevolezza e di speranza. Ora spetta a tutta la comunità di Luzzi coltivarlo insieme, giorno dopo giorno, per far germogliare un futuro in cui la memoria non sia un peso da custodire, ma una forza da cui ripartire.

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