Ben 632.939,25 euro di fatture non pagate per l’illuminazione pubblica: un piccolo faro acceso su un riequilibrio finanziario mai realmente affrontato.
Il risultato di questo riequilibrio ? Una collezione di errori degna di un manuale su come complicarsi la vita amministrativa:
1 la perdita della dirigente Panza,
2 l’incapacità di potenziare gli uffici finanziari e tributi,
3 l’annullamento del bando predisposto dal Commissario per l’esternalizzazione,
4 la mancata valorizzazione dei beni comunali, il controllo approssimativo dei boschi e del territorio,
5 una gestione dei mezzi comunali che definire “trasparente” richiede una buona dose di immaginazione.
RICORDI
Era il 2023: il costo della pubblica illuminazione correva verso i 400.000 euro annui, quando la media nazionale avrebbe suggerito una cifra più vicina ai 200.000. Ma nessuno pareva essersene accorto tranne un cittadino allora non ancora consigliere, Luciano Luciani.
Del resto, quando la priorità è promuovere la propria immagine, i fastidiosi dettagli contabili inevitabilmente scivolano in fondo alla lista.
E guai a chi osa avere un’opinione diversa: una politica incapace di entrare davvero nel merito preferisce reagire personalizzando lo scontro, trasformando chi fa domande in un presunto “intimidatore”, responsabile – a loro dire – persino di paralizzare gli uffici.
Si dicono intimiditi da una garbata lettera che non fa altro che esercitare diritti democratici. E parlano di uffici “intasati” da richieste… che, curiosamente, non hanno mai evaso.
Con la delibera n. 4 del 30 marzo 2017, il Consiglio comunale — quello stesso Consiglio di cui alcuni oggi sembrano essersi dimenticati di essere stati parte attiva — decise di esternalizzare il servizio di pubblica illuminazione.
L’obiettivo dichiarato era ambizioso: riduzione dei consumi elettrici del 50%, poi magicamente rilanciato al 67% dalla società aggiudicataria, evidentemente molto ottimista… o molto sicura di sé.
Il canone annuo stimato era di 219.754 euro, comprensivo di manutenzione ordinaria e tutta la consueta lista di “eccetera eccetera” che accompagna ogni appalto ben condito.
Il valore complessivo del bando ammontava a 1.997.789 euro per 9 anni, con la possibilità di aggiungere, in via opzionale, altri 395.244 euro di lavori straordinari extra canone, previo accordo con il Comune.
Compresi nel pacchetto vi erano 818.134 euro di interventi di riqualificazione energetica ecc ecc
Le domande che ho rivolto all’Ufficio Tecnico — sperando che nessuno si lasci prendere dal panico né si senta investito da chissà quale onda intimidatoria — sono semplicemente queste:
1. Verifica e relazione sulla corretta esecuzione degli obblighi contrattuali da parte della società: sostituzione degli apparecchi obsoleti, manutenzione ed eventuale telecontrollo, installazione dei kit di videosorveglianza e di tutti i sistemi previsti, oltre a ogni altra attività contemplata nell’appalto.
2. Documentazione sul raggiungimento dell’obiettivo di risparmio energetico del 67%, prendendo come riferimento i consumi 2015–2016.
3. Elenco e copia dei lavori extra canone eventualmente autorizzati, con le relative determine di approvazione e gli atti di collaudo o certificazione di esecuzione.
4. Relazione dettagliata sulla realizzazione degli interventi di riqualificazione energetica e manutenzione straordinaria per un totale di € 818.134,83, completa di verbali, stati di avanzamento e certificati di regolare esecuzione.
5. Verifica di eventuali somme indebitamente corrisposte per prestazioni non dovute o non documentate, con relativa quantificazione e proposta di recupero. Nulla di più, nulla di meno: solo il legittimo esercizio del diritto di controllo.
Se poi una lettera formale e cortese provoca turbamenti o timori, beh… forse il problema non è la lettera.
RIFLESSIONI
Vorrei proporvi qualche dato su cui riflettere con calma — magari sorseggiando un caffè, così la matematica risulta più digeribile.
1. I numeri secondo ENEA (2024–2025)
Secondo il rapporto ENEA / Network Lumière, il costo medio annuo per ogni punto luce è:
Manutenzione: 28 €/anno (già inclusa nel servizio),
Energia: circa 75 €/anno,
Totale: ~103 €/punto luce/anno.
A Mendicino i punti luce sono circa 2000.
Facendo due conti: 2000 × 75 = 150.000 € di energia.
Aggiungiamo pure — per eccesso di ottimismo — 50.000 € di extra-canone per lavori vari: arriviamo a 200.000 €.
Eppure… stiamo pagando circa 90.000 € ogni due mesi, cioè 540.000 € l’anno.
La differenza non è proprio un dettaglio: diciamo che da qualche parte c’è un conto che lievita più del pane fatto in casa.
ENEA inoltre indica scenari più efficienti: nel modello “innovativo”, la spesa scende a 73 €/punto luce/anno.
Capite bene che noi siamo ben lontani dal modello “innovativo”: siamo più nella categoria “lussuoso senza motivo”.
2. Se scopriamo che abbiamo pagato più del dovuto
E qui entra in scena il diritto civile, che non perdona — a differenza delle calcolatrici, che sbagliano solo se premi i tasti sbagliati.
Prescrizione:
Per i contratti di servizio vale la prescrizione breve di 5 anni (art. 2948 n.4 c.c.).
Tradotto: tutto ciò che è più vecchio di 5 anni non si può più recuperare.
Il resto? Danno erariale, naturalmente.
3. Il Comune non ha mai contestato?
Se il Comune:
riceve le fatture,
usa il servizio,
paga senza fiatare…beh, è come dire “mi va tutto bene” senza dirlo.
La giurisprudenza è chiara:
le contestazioni tardive non valgono.
E anche qui… altro danno erariale.
4. E l’ufficio tecnico e quello finanziario per minor parte ?
L’ufficio tecnico è il controllore ufficiale.
Se non segnala niente, non verbalizza nulla, non contesta… significa che per anni ha detto “ok” con il silenzio.
E non si può tornare indietro adesso. Niente macchina del tempo, purtroppo.
5. Il Comune è comunque obbligato a pagare
Sì, proprio così.
Fino a quando non dimostra che un importo non è dovuto, deve continuare a pagare le fatture.
È la legge (e no, non si può mettere in pausa perché “ci stiamo pensando”).
E se non paga?
Scattano gli interessi moratori del D.Lgs. 231/2002: tasso BCE + 8 punti.
Una carezza per il creditore, un ceffone per il bilancio comunale.
Indovinate?
Ancora danno erariale.
Conclusione (molto) chiara
Il Comune non può recuperare importi oltre i 5 anni.
Non può bloccare pagamenti con contestazioni tardive.
Deve pagare le fatture.
La società può chiedere un’ingiunzione e ha buone probabilità di vincere.
Il Comune rischia pure interessi moratori salati.
E ora la domanda che scotta: stiamo pagando un costo doppio rispetto alla media, danneggiando i cittadini?
Oppure la società ha fatturato più del dovuto e va chiamata a rispondere?
Nel primo caso: responsabilità politica di chi ha gestito il bando.
Nel secondo: devono rispondere i funzionari responsabili del mancato controllo dal 2017 a oggi
e la classe politica che non se ne accorta .
Spero che questa riflessione non abbia intimidito nessuno. E, soprattutto, che pensare non blocchi gli uffici — sarebbe un vero peccato, dato che è la loro parte più preziosa.













