A Luzzi qualcuno, per decidere di punto in bianco che decine e decine di volumi dovevano finire in una sorta di discarica culturale, avrà interpretato alla lettera l’espressione “Il peso della cultura” volendosene disfare in questa maniera così eclatante.
E’ quanto successo ieri mattina alla scuola media di San Leo a Luzzi.
Un fatto grave, un gesto di inaudita bruttura denunciato sui social da un cittadino e ripreso dalla consigliera comunale Anna Pingitore che vuole vederci chiaro in questa faccenda. “Una marea di volumi buttati, appartenenti integralmente alla biblioteca e all’archivio storico del Liceo Classico, che erano stati temporaneamente collocati nella sede delle medie in attesa di spazi adeguati” – spiega Pingitore.
“Vederli gettati come rifiuti – continua -, proprio davanti a una scuola, un luogo che dovrebbe custodire e trasmettere sapere, è stato uno spettacolo doloroso e inaccettabile”. Ma ciò che rivela Pingitore è anche peggio. Tra il materiale erano presenti anche registri, compiti e documenti scolastici contenenti dati sensibili, che avrebbero dovuto essere conservati con la massima attenzione, come previsto dalle norme sulla privacy. “Questo rende l’accaduto ancora più grave” – ammonisce Pingitore.
Una vicenda che è durata il tempo di una mezza giornata. Dopo che è stato reso pubblico l’accaduto, i cittadini hanno manifestato tutto il proprio sconcerto sino ad arrivare alla denuncia pubblica di Pingitore ed alla lettera degli studenti. Solo dopo si è provveduto a rimettere al riparo all’interno dell’edificio scolastico i volumi rimasti sul posto.
Nel frattempo infatti alcuni cittadini, vedendoli gettati come in una discarica, hanno pensato di portarsi a casa qualche volume ma prontamente, una volta appreso che i libri sono stati riposti all’interno della scuola, ha provveduto telefonare per una immediata restituzione.
“Da ex studentessa del Classico – dice Pingitore -, da docente e da Consigliere Comunale di questa comunità, ho provato un profondo senso di sgomento”.
“Una scena che rappresenta uno schiaffo alla nostra storia culturale e alla responsabilità che ogni istituzione educativa ha nel custodire il proprio patrimonio e la propria documentazione. Ho immediatamente segnalato quanto avvenuto alle figure competenti, chiedendo che venga fatta piena chiarezza e che siano presi tutti i provvedimenti necessari affinché episodi simili non possano più ripetersi” – conclude la consigliera.

Nella stessa direzione, il post a firma degli studenti del quinto anno del liceo classico di Luzzi.
“Studiamo filosofia, greco e latino non per nostalgia, ma perché crediamo che il pensiero critico, la bellezza della parola e la profondità della storia siano strumenti per comprendere il presente e costruire il futuro.
Per questo oggi denunciamo con forza un gesto che ci ha feriti e indignati: i libri che erano rimasti nella nostra vecchia sede sono stati buttati via. Libri di filosofia, di greco, di latino. Testi che parlavano di Platone, Aristotele, Seneca, Ovidio.
Libri che ci hanno insegnato a pensare, a dubitare, a cercare il senso delle cose. Volumi che non erano solo carta, ma memoria, identità, cultura. Erano parte della storia del nostro liceo. Testimoni silenziosi di generazioni di studenti e docenti, di lezioni appassionate, di scoperte.
Ogni volume portava con sé il peso del tempo, delle mani che lo avevano sfogliato, delle menti che vi avevano trovato ispirazione. Erano il cuore pulsante di un’istituzione che ha sempre fatto della cultura la sua ragion d’essere.
Vederli trattati come rifiuti è stato un atto di violenza simbolica. Un gesto che ci ha fatto sentire invisibili, ignorati, svalutati. Come se ciò che studiamo non contasse più. Come se il sapere potesse essere gettato via senza conseguenze.
Ma ciò che fa più male è sapere che quei libri li avevamo affidati. Li avevamo lasciati nelle mani di chi avrebbe dovuto proteggerli, custodirli, riconoscerne il valore. E invece sono stati abbandonati, dimenticati, eliminati. Non per necessità, ma per incuria. Per mancanza di rispetto. Per ignoranza, nel senso più profondo e più grave del termine.
La cultura non è un lusso. Non è un oggetto decorativo. È ciò che ci forma, ci plasma, ci rende liberi. È ciò che ci permette di pensare con la nostra testa, di leggere il mondo con occhi critici, di non essere schiavi dell’immediatezza e dell’oblio. E quando si gettano via i libri, si getta via anche tutto questo.
Noi non vogliamo restare in silenzio. Non possiamo. Perché il silenzio sarebbe complicità. Vogliamo denunciare pubblicamente quanto accaduto. Vogliamo che si sappia, si rifletta. E vogliamo che si chieda scusa. Non a noi soltanto, ma alla cultura stessa. Abbiamo perso dei libri. Ma non perderemo la voce”.












