Ospedale Hub Cosenza, il Consiglio comunale vota la mozione per bloccare lo spostamento ad Arcavacata

Il Consiglio comunale di Cosenza, dopo un lungo dibattito, ha approvato una mozione di maggioranza (scaturita dalla sintesi con il testo della consigliera Bianca Rende) con la quale si chiede al Presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto di sospendere ogni decisione circa la collocazione dell'ospedale hub di Cosenza in Contrada Arcavacata (Rende).

Presieduto da Giuseppe Mazzuca, si è riunito, nella sala delle adunanze di Palazzo dei Bruzi, il Consiglio comunale, per discutere, in una seduta aperta, dello spostamento dell’Ospedale Hub di secondo livello dalla città di Cosenza alla città di Rende. Al termine di un lungo dibattito, il Consiglio ha approvato una mozione presentata dalla maggioranza consiliare e nella quale, dopo aver evidenziato che l’Ospedale Universitario e l’Ospedale HUB forniscono servizi differenti non sovrapponibili, esattamente, come avviene a Catanzaro, dove esiste l’HUB Pugliese-Ciaccio e il Policlinico universitario “Mater Domini”, viene rivolta al Presidente della giunta regionale calabrese la richiesta di sospendere ogni decisione circa la collocazione dell’ospedale HUB di Cosenza in contrada Arcavacata. Sulla scorta della mozione della maggioranza il Consiglio comunale porrà in essere tutte le iniziative necessarie affinché l’Università si doti del Policlinico universitario. Con la mozione approvata si è dato, inoltre mandato al Sindaco di attivare tutti i canali istituzionali e di intraprendere tutte le azioni utili e funzionali al perseguimento degli obiettivi indicati nel documento. L’intera area urbana – si aggiunge nella parte del documento scaturita dalla reductio ad unum con la mozione presentata da Bianca Rende – ha bisogno che si sostenga finanziariamente e da subito la sua sanità, di fronte ad un tentativo di distogliere l’opinione pubblica dall’emergenza sanitaria che la Calabria vive, intervenendo senza alcuna trasparenza e coinvolgimento della cittadinanza in decisioni che riguardano i livelli amministrativi locali, il Consiglio comunale chiede al Commissario governativo, Roberto Occhiuto, di sospendere le procedure in essere e disporre, per l’Annunziata e per il territorio, ulteriori risorse urgenti per affrontare la grave crisi sanitaria determinata da un sovraffollamento dell’Ospedale Hub e da una insufficienza di posti letto disponibili. Inoltre, si chiede alla deputazione parlamentare cosentina tutta, di farsi interprete di apposita interrogazione volta a stabilire la sussistenza delle risorse per la costruzione del nuovo Ospedale, le condizioni di finanziamento e la correttezza di un loro spostamento in aerea differente da quella già destinata e indicata in tutti i documenti di programmazione fin qui intervenuti. Alla Regione Calabria si chiede, inoltre, di recuperare la correttezza del dialogo tra istituzioni, specie in ambiti più sensibili per la vita delle comunità amministrate, attraverso l’istituzione di un tavolo di concertazione che includa tutta la rappresentanza del territorio interessato e che porti alla definizione di un percorso condiviso per la localizzazione tanto dell’Ospedale Hub che del Policlinico Universitario, senza pregiudicare ulteriormente la fiducia civica nelle istituzioni della democrazia locale”.

Nella premessa, la mozione presentata dalla maggioranza ed approvata dal Consiglio, dopo una sospensione di quindici minuti, utile a fare sintesi tra la mozione presentata dalla maggioranza e un’altra mozione che era stata presentata dalla consigliera Bianca Rende, è stato evidenziato come l’istituzione di un Ospedale universitario ad Arcavacata di Rende sia stata utilizzata per giustificare, alla fine, solamente, lo spostamento dell’Ospedale HUB di Cosenza. “L’ospedale universitario è stato, dunque, utilizzato come “Cavallo di Troia” – così è scritto nella mozione letta in aula, al termine della seduta dalla consigliera Bianca Rende, e approvata dal Consiglio – per mascherare un vero e proprio scippo a danno della città capoluogo e, soprattutto, del sistema sanitario cosentino e regionale, per come emerge dalla documentazione esistente”. Nella mozione si fa, inoltre, rilevare che la scelta dell’allocazione ad Arcavacata del nuovo ospedale Hub di Cosenza è basata, essenzialmente, sulla vicinanza alla Facoltà di Medicina, penalizzando ingiustificatamente la città capoluogo e che è indispensabile qualificare e potenziare l’offerta sanitaria nella più grande provincia della Calabria, che, in questo momento, ha un rapporto posti letto per acuti ogni 1000 abitanti tra i più bassi d’Italia. E’ altrettanto indispensabile – è scritto nel documento della maggioranza consiliare – ridurre l’emigrazione sanitaria che drena massive risorse economiche. Inoltre, a Cosenza, nel complesso monumentale di San Domenico, è allocato il polo delle professioni sanitarie dell’Università della Calabria, posto in diretta connessione con l’Ospedale dell’Annunziata. Pertanto, la città di Cosenza non può essere defraudata dell’HUB di secondo livello, anche per garantire l’accessibilità all’utenza dell’intero territorio provinciale con particolare riferimento alla parte sud, est ed ovest. Al di là del trucco, è necessario che vi sia anche un ospedale universitario al servizio della Facoltà di medicina dell’UNICAL. Nella mozione si richiama l’area di Vaglio Lise, individuata dal Consiglio Comunale di Cosenza come il sito migliore ove allocare il nuovo Ospedale della Città di Cosenza, e che non può essere archiviata con tanta pressappochistica leggerezza, anche alla luce dei suggerimenti tecnici pervenuti nel corso del dibattito consiliare. Nelle more della realizzazione del nuovo Ospedale, è indispensabile, quindi, incrementare la qualità e la quantità delle prestazioni erogate dall’Annunziata. Nel documento espresso dalla maggioranza consiliare si fa rilevare, inoltre, che quella attualmente in atto è una mera operazione edilizia. In nessun atto di programmazione sanitaria approvato figura l’espressione “Policlinico Universitario” ovvero “Azienda Ospedaliera Universitaria”.

La decisione di realizzare il Nuovo Ospedale di Cosenza in un comune diverso, privando la città di Cosenza dell’unico ospedale attualmente presente – si legge ancora nel documento approvato in Consiglio – oltre ad essere in sé ingiustificata, sulla scorta delle considerazioni di ordine tecnico, sociale, sanitario e urbanistico contenute nello Studio di Fattibilità del 2017, è gravemente lesiva per il mantenimento dei ruoli e delle funzioni propri di una città capoluogo. La realizzazione di un intervento così importante e produttivo di effetti notevoli per tutta la comunità locale, deve presupporre un’ampia collaborazione tra i diversi soggetti coinvolti nel processo decisionale, ovvero essere frutto di una concertazione a più livelli che veda tanti soggetti diventare parte attiva nel processo decisionale e tra questi sicuramente il Comune di Cosenza. L’esistenza di problematiche tra gestione ospedaliera e universitaria non consente di offrire alla collettività quei livelli di efficienza e immediatezza propri di una offerta sanitaria di livello e la più volte sollevata impraticabilità della soluzione Vaglio Lise è un falso problema, in quanto l’attuale vincolo P3 non è definitivo.

Anche la minoranza consiliare aveva presentato in Consiglio, al termine del dibattito, una sua risoluzione che, messa ai voti, è stata respinta dall’aula. La mozione era stata illustrata dal consigliere Francesco Caruso.

Questo il testo della mozione della minoranza:

Considerato che: con l’approvazione della delibera Consiliare n19 del 21/6/2022 che ratificava la delibera di giunta n 76 del 10/6/22 revocando la delibera consiliare n 20 del 13/5/19, questo consiglio comunale, a maggioranza, ha indicato lo spostamento dell’ospedale dall’attuale ubicazione verso Vaglio Lise, comportando, ipso facto, gravi conseguenze e problematiche sul piano urbanistico per Cosenza, problematiche urbanistiche non accuratamente studiate dal piano, con conseguente abbandono e desertificazione dell’area a Sud. La delibera del 2019 – si legge ancora nel documento della minoranza – indicava, invece, che l’ospedale nuovo sarebbe sorto sul vecchio sito, ampliato verso sud fino al Mariano Santo, come parte di una strategia urbana fondata su una città sostenibile, verde e accessibile, capace di unire salute, bellezza e qualità della vita, visione che immaginava una Cosenza moderna. In quella cornice, il nuovo ospedale sul vecchio sito sarebbe stato il cuore di un disegno urbano più ampio: una grande opera di architettura immersa nel verde, collegata al centro e al fiume, con un parco pubblico, aule universitarie, residenze per studenti e un grande auditorium. Un “ospedale nel parco e un parco nella città”, concepito non solo come luogo di cura, ma come spazio aperto, umano e rigenerante – capace di attrarre professionisti, investimenti e nuova vita. Preso atto che: la Regione Calabria nell’ambito del “Programma di investimento per iniziative urgenti di elevata utilità sociale nel campo dell’edilizia sanitaria valutabili dall’INAIL”, ha proposto la candidatura per la “Realizzazione del nuovo Ospedale di Cosenza” e la “Realizzazione della Cittadella della Salute di Cosenza”; dopo che l’attuale amministrazione comunale ha deciso di spostare la destinazione urbanistica a Vaglio Lise – cioè sempre a nord e in un’area a rischio di inondazione e priva di connessioni – la scelta accanto all’Università della Calabria è la più coerente e lungimirante. Li, infatti, l’ospedale potrà integrarsi con la ricerca scientifica, la formazione e l’innovazione tecnologica, diventando un vero polo sanitario-universitario di eccellenza, al servizio non solo di Cosenza ma di tutta la Calabria. Non è una questione di confini o di nomi. E’ una questione di visione, di qualità delle scelte e di futuro. Ritenuto che l’attuale Ospedale versa in condizioni strutturali inadeguate ed obsolete che rendono improcrastinabile la realizzazione di una nuova struttura che dia risposte in termini di efficienza sanitaria all’enorme platea della popolazione tutta, che oggi è costretta ad enormi disagi; convergere sul disegno della Regione Calabria ovvero quello di unificare l’Azienda Ospedaliera attuale con la nuova Azienda Universitaria ospedaliera rappresenta oggi, al di là di ogni interpretazione campanilistica il modo migliore per riqualificare l’offerta sanitaria per il territorio, come si sta già verificando dai primi risultati dell’azienda regionale. Considerato che il 31/10/25 è stato firmato lo Schema di accordo tra il Commissario delegato per l’edilizia sanitaria della Regione Calabria, l’Università della Calabria e il Comune di Rende, che garantisce la realizzazione del nuovo Ospedale di Cosenza», per l’importo complessivo dell’intervento di euro 349.000.000,00 e la Cittadella della salute di Cosenza, per un importo complessivo pari a euro 45.000.000.00; l’Annunziata sarà il presidio di prossimità che ospiterà ambulatori, centri diagnostici e un punto di primo intervento per le emergenze, delineando, quindi, una strategia sanitaria volta a garantire una risposta efficiente e puntuale alla comunità, così come devono restare inalterati i presidi del Mariano Santo e dell’Inrca. La mozione della minoranza avrebbe impegnato il Sindaco e la Giunta a convergere sul disegno della Regione Calabria, ovvero quello di unificare l’Azienda Ospedaliera attuale con la nuova Azienda Universitaria ospedaliera sotto un’unica veste, auspicando che l’attuale sede dell’Annunziata continui a garantire le prestazioni di emergenza e urgenza, le strutture connesse, compresi alcuni reparti (ad esempio, “medicina”) e adeguati posti letto per smaltire il sovraccarico del pronto soccorso e la diagnostica a tutti i livelli, che possono continuare a restare allocati nella parte a sud della città, unitamente, eventualmente, ad altri uffici del comparto sanitario. La mozione della minoranza era tesa anche a portare, nelle idonee sedi istituzionali, la richiesta di un’adeguata e certa programmazione di interventi per compensare sul piano urbanistico la delocalizzazione del plesso sanitario, attraverso idonei interventi complementari e di compensazione adeguatamente trattati sotto i vari profili (tecnico, economico, urbanistico e sociale) in maniera integrata ed organica con l’intervento principale, che tengano conto di un approccio sistematico al problema, in particolare per quanto riguarda i rischi che riguardano l’intera area vasta a sud di Cosenza, e che siano analiticamente definiti nei progetti e nelle fonti di finanziamento”

L’intervento del Sindaco Franz Caruso

Prima dell’approvazione della mozione della maggioranza da parte del Consiglio, era intervenuto il Sindaco Franz Caruso. Il Sindaco ha ringraziato il consigliere regionale Angelo Brutto, presente ai lavori del Consiglio, “che – ha rimarcato Franz Caruso – di tutte le autorità politiche della città che con il Presidente Mazzuca abbiamo invitato, è stato l’unico a partecipare ai nostri lavori, mettendoci la faccia e dicendo ciò che pensava e onorando questa assemblea. Allo stesso modo – ha aggiunto, inoltre, Franz Caruso- devo stigmatizzare l’assenza degli altri invitati che dovevano essere presenti al dibattito che non riguarda solo il Consiglio comunale, ma l’intera città. I parlamentari della città sono stati invitati, ma non li abbiamo sentiti su un tema così importanti, spesso li sentiamo intervenire su altre questioni politiche e amministrative, ma poi, quando si parla dei temi veri che riguardano la città, si registra la loro assenza. C’è bisogno di un nuovo Ospedale – ha aggiunto Franz Caruso – e su questo mi pare siamo tutti d’accordo. C’è la certezza, annunciata dall’onorevole Angelo Brutto – che Cosenza, vivaddio, rimarrà capoluogo, perché ancora il Presidente della Regione non può emettere un editto che cancella questa denominazione. L’altra certezza emersa dal dibattito è che c’è una coalizione e una forza politica che è il centrodestra che non vuole l’Ospedale a Cosenza, sia esso Vaglio Lise o altro. Credo che come Amministrazione Comunale – ha aggiunto Franz Caruso – abbiamo fatto bene a convocare questo Consiglio Comunale aperto al confronto ed alla discussione di un evento particolarmente importante per tutta la comunità cittadina e non solo per la nostra città.

Oggi parliamo del futuro, della salute e dello sviluppo. Oggi abbiamo parlato del nuovo ospedale hub di II livello Cosenza. E voglio affermare con chiarezza che dove vorremmo che sorgesse non è una questione di campanile, ma di strategia, di coerenza, di visione e di bene comune. Proprio per questo motivo – ha rimarcato ancora Franz Caruso nel suo intervento – non possiamo accettare supinamente che un novello “Imperatore” ci cali dall’alto una decisione così importante, così come dall’alto voleva calarci la città unica, in uno all’assenza di quel garbo istituzionale che avrebbe voluto partecipe alla discussione il Sindaco di Cosenza, la città parte offesa nel processo di spoliazione del nosocomio cittadino. Un ospedale HUB non è un edifico qualsiasi – ha sottolineato con forza Franz Caruso -, ma è motore di sviluppo, è polo di servizi, è il cuore della nostra sanità. Dove lo mettiamo conta.

Conta per chi vive in città, per chi viene dai comuni vicini, per chi ha bisogno di cure rapide. Sbagliare posizione significa rendere inefficace l’intero sistema sanitario. Ma significa anche indebolire lo sviluppo dell’intero territorio provinciale. Realizzare il nuovo HUB di Cosenza ad Arcavacata significa, infatti, creare una vera e propria frammentazione territoriale, fiaccare il legame tra le diverse parti della città ed il suo contesto territoriale, con il conseguente indebolimento dell’economia e della vita urbana nella parte centrale e meridionale della nostra provincia. Una visione, quest’ultima, che ritengo assai miope, chiusa e circoscritta”.

Per il primo cittadino di Cosenza “distribuire funzioni in modo discontinuo sul territorio, senza una visione coordinata, creerebbe un’area urbana “a macchia di leopardo”, facendo perdere all’intero sistema urbano coerenza e identità. Poli separati prenderebbero il posto della città e di quell’area integrata ed unita che si vorrebbe costruire. Al contrario – sostiene Franz Caruso – unire ed assimilare le funzioni sanitarie a quelle amministrative, commerciali e di servizio già presenti nel capoluogo, potenzierebbe un ecosistema urbano denso e interconnesso. Si favorirebbe la rigenerazione dell’intera area vasta metropolitana, contrastando, peraltro, processi di spopolamento e marginalizzazione già in corso in molti comuni del nostro circondario. Un ospedale HUB di II livello per natura e funzione non è, né può considerarsi, un elemento neutro di sviluppo, rappresentando, se ubicato nel cuore dell’area vasta metropolitana, che è Cosenza, un motore di crescita diffusa anche per un indotto commerciale e di servizi terzi. Ecco perché ritengo che la migliore ubicazione è e rimane Vaglio Lise, deliberata dal Consiglio Comunale di Cosenza, ma indicato come miglior sito possibile dalla Regione Calabria a seguito di uno studio di fattibilità costato ben 450 mila euro ai contribuenti calabresi”. E Franz Caruso ha spiegato perché. “Vaglio Lise è centrale, accessibile, strategica. Equidistante tra nord e sud della provincia, ai confini con Rende, collegata a stazione ferroviaria, autostrada e strade principali. Non è chi non veda – ha aggiunto il Sindaco – che la zona è un punto di connessione eccezionale per un polo sanitario ed infrastrutturale di livello regionale.A voler tacere la presenza di ampie aree pianeggianti, ideali per un complesso ospedaliero moderno con spazi per l’espansione futura, parcheggi, eliporto e strutture complementari. Da che mondo è mondo gli ospedali si costruiscono in pianura e non in montagna o in collina. Realizzare l’ospedale HUB ad Arcavacata – di questo Franz Caruso è più che convinto – significherebbe, invece, appesantire il traffico universitario con parcheggi insufficienti e carenza di collegamenti infrastrutturali. L’area universitaria è già satura, con enormi afflussi di veicoli nelle ore di punta che creano ingorghi e rallentamenti all’ingresso e all’interno di Arcavacata. Si è detto che la zona deve essere attrezzata di nuove infrastrutture viarie e tra queste lo svincolo autostradale di Montalto Uffugo. Certo un beneficio per quanti provengono da Nord; ma per gli utenti che provengono da sud, est e ovest?

Ma ditemi: Vogliamo un ospedale moderno o un ostacolo logistico? Noi vogliamo Vaglio Lise. Perché un ospedale HUB – ha spiegato ancora Franz Caruso – deve essere efficace e quindi raggiungibile da vaste aree e capace di garantire collegamenti ottimali con i presidi minori. E questo stato di cose può ad oggi assicurarle solo Vaglio Lise, i cui eventuali limiti di tipo idrogeologico, di cui si parla sovente, soprattutto negli ultimi mesi – non presenti nello studio di fattibilità della Regione Calabria che indicava Vaglio Lise – possono essere facilmente superati attraverso il nuovo Piano dell’Autorità di Bacino, ovvero interventi di ingegneria idraulica specifici. È anacronistico e discutibile, infine, ritenere che si debba realizzare ad Arcavacata di Rende l’Annunziata di Cosenza, così come indicato nell’oggetto del finanziamento INAIL. La presenza della facoltà di Medicina ad Arcavacata non implica automaticamente che l’ospedale deve sorgere in quella sede.

E’ illogico, arbitrario, sbagliato! Se seguiamo lo stesso ragionamento, potremmo addirittura, come ho detto in modo paradossale e sarcastico, concludere che, poiché esiste la facoltà di Giurisprudenza, anche il tribunale dovrebbe essere spostato lì, il che sarebbe chiaramente illogico e assurdo. La realizzazione del nuovo ospedale hub di Cosenza – ha aggiunto Franz Caruso avviandosi alle conclusioni – rappresenta un passaggio strategico, fondamentale per il miglioramento dell’assistenza sanitaria nell’intera provincia. Tuttavia, perché la struttura possa davvero rispondere ai criteri di efficacia ed efficienza, è necessario scegliere un sito che garantisca centralità, accessibilità e integrazione con l’intera rete sanitaria territoriale.

L’efficacia dell’ospedale dipende dalla capacità di erogare servizi sanitari di alta qualità, tempestivi e adeguati ai bisogni della popolazione. Un ospedale hub deve garantire percorsi rapidi per le emergenze, facile accesso ai cittadini, collegamenti diretti con i presidi minori e con i centri di ricerca e formazione.

L’efficienza, invece, riguarda l’ottimizzazione delle risorse disponibili: personale, tecnologie, spazi e infrastrutture devono essere utilizzati in modo razionale, minimizzando sprechi e riducendo i tempi di attesa. La logistica interna ed esterna, la gestione dei flussi di pazienti e materiali, così come i costi di gestione, sono determinanti per il buon funzionamento della struttura.

La costruzione dell’ospedale a Rende comprometterebbe entrambi questi obiettivi. La posizione periferica rispetto al centro urbano di Cosenza e ad alcune aree del bacino di utenza principale ridurrebbe l’accessibilità, rallenterebbe i tempi di intervento in emergenza. Allo stesso tempo, aumenterebbe i costi logistici e organizzativi, con ricadute negative sull’efficienza complessiva della struttura”. Un passaggio del suo intervento Franz Caruso lo ha riservato alla città di Rende e al suo Sindaco. “Comprendo l’entusiasmo del sindaco di Rende, l’amico Sandro Principe. Chiunque, nella sua posizione, avrebbe manifestato la stessa soddisfazione. È legittimo che un’ambizione come quella rendese possa trovare una giusta realizzazione nel riconoscimento di una struttura sanitaria specialistica collegata all’Università, soprattutto ora che è stata istituita la Facoltà di Medicina — una realtà che auspichiamo possa crescere e svilupparsi rapidamente, pur essendo ancora in una fase embrionale. Tuttavia, l’ospedale Hub, che risponde a specifiche esigenze sanitarie di un territorio molto più vasto e che offre servizi specialistici che solo un Hub di II livello può garantire, non può essere spostato dalla città capoluogo. Le strutture collegate alle università – ha insistito Franz Caruso – hanno, infatti, una funzione diversa, complementare, ma non sostitutiva. L’esperienza di Catanzaro lo dimostra chiaramente. Difendiamo, dunque, la posizione dell’Unical e di Rende per la realizzazione di una struttura sanitaria universitaria, ma non di un Policlinico in sostituzione dell’ospedale Hub di Cosenza.

Quello che si prospetta oggi come un “Policlinico a Rende” in realtà nasconde una verità diversa: si tratta di uno spostamento dell’ospedale Hub da Cosenza a Rende, e non di un potenziamento congiunto delle due realtà.

Per questo è necessario che anche i sindaci dei comuni limitrofi e tutti quelli che gravitano sull’area urbana cosentina si esprimano chiaramente e difendano il diritto del territorio ad avere un ospedale Hub moderno e funzionale nel capoluogo.

Vaglio Lise esprime centralità, accessibilità ed efficienza, sviluppo e prospettiva. Costruire altrove significa compromettere tutto. Significa rallentare la sanità, complicare la vita dei cittadini, esporre il loro diritto alla salute a rischi maggiori.

Chiunque sostiene il contrario deve spiegare perché preferisce l’ostacolo al progresso, la periferia al cuore della provincia, il rischio alla ragione.

Cosenza, la sua vasta area metropolitana e la sua intera provincia, meritano scelte coraggiose, lungimiranti, razionali e, soprattutto, condivise”.

La seduta del Consiglio comunale, prima di entrare nel vivo della discussione sull’Ospedale Hub, era stata aperta dal Presidente Giuseppe Mazzuca che ha chiesto all’aula di osservare un minuto di raccoglimento per la scomparsa, nei giorni scorsi, della madre della consigliera comunale di Fratelli d’Italia, Ivana Lucanto, e del padre della dipendente comunale Teresa De Palo.

Ad aprire la serie degli interventi, il capogruppo di Franz Caruso Sindaco, Ivan Commodaro che ha parlato “con la responsabilità di chi tiene al ruolo di Cosenza come capoluogo di provincia, perché – ha detto – la decisione sulla localizzazione del nuovo ospedale riguarda il futuro stesso della nostra città e la qualità della vita dei nostri concittadini e dei cittadini dei comuni della provincia”. Commodaro ha richiamato “un fatto amministrativo e politico che è chiaro e certificato: il Consiglio comunale di Cosenza aveva deliberato la localizzazione dell’ospedale nell’area di Vaglio Lise. Questa scelta non è stata un atto simbolico, ma il frutto di valutazioni attente e pensate. Negli ultimi giorni, però, come tutti sappiamo, è stato formalizzato uno schema di accordo che trasferisce la localizzazione nell’area di Arcavacata, nei pressi dell’Unical: un accordo rilevante — con cifre e presupposti finanziari importanti — che modifica radicalmente quanto deliberato e condiviso a Cosenza. Questa scelta, presa centralmente e comunicata dall’alto – ha ribadito Commodaro – solleva problemi politici, amministrativi e di tutela dei diritti dei cittadini”. Commodaro li ha elencati nel dettaglio. “Per prima cosa è stato aggirato il ruolo sovrano del Consiglio comunale. Quando un consiglio locale prende una decisione motivata, quella decisione non può essere vanificata senza un confronto istituzionale serio. La scelta non può essere “calata dall’alto” senza spiegazioni o con spiegazioni vaghe. Inoltre, ci sono poi conseguenze pratiche e di servizio per i cittadini di Cosenza e del territorio circostante. Lo spostamento ad Arcavacata comporta rischi concreti per l’accessibilità alle cure per la popolazione residente nella città di Cosenza e nella parte sud, est ed ovest della provincia: i tempi di accesso più lunghi per molti cittadini e per i mezzi di emergenza; il carico addizionale sul traffico e sui collegamenti, con necessità di infrastrutture non ancora realizzate e che avranno un costo importante”. Ivan Commodaro ha messo in evidenza, inoltre, gli impatti sull’economia urbana: attività commerciali, servizi e occupazione legati al presidio nell’area di Vaglio Lise rischiano di subire danni rilevanti. E c’è il rischio – ha rimarcato ancora – che l’Annunziata perda risorse e funzioni senza adeguati piani di mantenimento o riconversione. Queste criticità sono già al centro del dibattito pubblico e delle richieste dei comitati cittadini”. Il capogruppo di Franz Caruso Sindaco ha poi parlato di rischio di un “policlinico finto” per Cosenza. “Alcune autorevoli voci locali – ha aggiunto Commodaro – hanno denunciato che l’operazione rischia di essere solo uno spostamento di terreno e nomi, senza garanzie sulla reale nascita di un vero polo universitario integrato che porti vantaggi formativi e di ricerca a Cosenza. Va fatta chiarezza – ha sottolineato con forza Ivan Commodaro – sul progetto esecutivo, sul bando e sulle funzioni reali previste. Per tutto questo, riteniamo inaccettabile un metodo decisionale che non coinvolga adeguatamente la città. Non è una questione di campanilismo: è una questione di democrazia locale, di efficacia dei servizi e di tutela dei cittadini”. Commodaro ha poi avanzato una proposta formale : l’approvazione urgente, da parte del Consiglio comunale, di una mozione da inviare immediatamente al Presidente della Regione, all’Asp, all’Università della Calabria e ai Comuni interessati e nella quale si chiede la sospensione dell’esecutività di qualsiasi atto che formalizzi la localizzazione definitiva, fino a che non sia completato un confronto tecnico-istituzionale pubblico che coinvolga: Regione, Azienda sanitaria, Unical ed i comuni individuati dalla Regione calabria come area urbana, quindi i Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, con relazioni pubbliche sui progetti esecutivi, cronoprogramma e bandi. Sarebbe questo – ha specificato Commodaro – un impegno che mira a ristabilire il confronto istituzionale e non certamente a bloccare i fondi”.

L’altra richiesta avanzata da Commodaro riguarda l’istituzione di una commissione paritetica (Regione–Comune–Azienda Ospedaliera–Unical) che verifichi la congruità tecnica e sanitaria delle due soluzioni (Vaglio Lise vs Arcavacata); l’impatto sui tempi di risposta delle emergenze; il fabbisogno di infrastrutture e i relativi costi aggiuntivi per garantire accessibilità in entrambe le ipotesi, che, già vi anticipo, sarebbero molto diversi”. Da ultimo, il capogruppo di Franz Caruso Sindaco ha proposto di promuovere una consultazione pubblica con i comitati, le categorie economiche e i cittadini, prima di ogni atto definitivo. “La città ha diritto di partecipare e sapere”. Quindi ha sollecitato il Consiglio affinché invii un invito ufficiale al Presidente della Regione, “perché renda conto pubblicamente delle motivazioni che hanno portato alla scelta. La chiarezza è dovere istituzionale. Noi non siamo contrari per partito preso: vogliamo che la Calabria e la nostra provincia abbiano strutture sanitarie moderne ed efficienti. Ma la qualità delle scelte dipende dal metodo: le decisioni calate dall’alto, senza ascolto e senza garanzie, rischiano di tradursi in un danno concreto per i cittadini di Cosenza e provincia. Chiediamo dunque a questo Consiglio di assumere oggi una posizione chiara, unitaria e propositiva: difendere il ruolo e i diritti della nostra comunità, pretendere trasparenza, e lavorare per una soluzione che metta al centro l’accesso alle cure, l’efficienza del sistema sanitario e il futuro socio-economico di tutto il territorio interessato”.

Subito dopo è intervenuto il consigliere Giuseppe Ciacco, Presidente della commissione consiliare sanità.

Chi dice, e Occhiuto lo dice, – e non è il solo a dirlo – ha sottolineato Ciacco -che ad Arcavacata sorgerà il Policlinico universitario, non dice la verità. Dice una cosa non vera. Ad Arcavacata nascerà l’Ospedale di Cosenza. Ad Arcavacata non nascerà nessun Policlinico, perché nessun atto prevede l’istituzione del policlinico. Mentre tutti gli atti prevedono la costruzione del nuovo ospedale di Cosenza. E, allora, contrabbandare l’HUB di Cosenza come Policlinico universitario rischia di suonare come una vera e propria presa in giro. Il sostantivo “policlinico” – ha rimarcato Giuseppe Ciacco – è un ingannevole artificio lessicale utilizzato per camuffare il trasferimento dell’Ospedale di Cosenza a Rende. Cosa c’è scritto nelle carte ufficiali? – si chiede Ciacco- Queste sono le carte ufficiali: i decreti del Commissario ad acta e i decreti del Commissario delegato per l’edilizia sanitaria. Tutti questi atti sono rubricati “nuovo ospedale di Cosenza”. E, di questi atti, vi leggo solo un passaggio, emblematico e che estraggo dalla Determina n. 36 del 19 settembre 2025 del Commissario delegato per l’edilizia sanitaria, nella quale c’è testualmente scritto: “Preso atto che con il Decreto del Commissario ad acta n. 6 del 21 gennaio 2025 è stato approvato il documento di fattibilità per la realizzazione del nuovo ospedale di Cosenza, che ha individuato il suo sito nel comune di Rende alla località “Arcavacata” Ecco smascherato lo stratagemma. Le carte ufficiali parlano, solo e soltanto del nuovo Ospedale di Cosenza, il cui sito è stato individuato ad Arcavacata di Rende Si, proprio così: l’Ospedale di Cosenza non sarà a Cosenza, sarà ad Arcavacata di Rende! – Ma dove si è mai visto – sottolinea con forza il Presidente della commissione sanità di Palazzo dei Bruzi – che l’Ospedale di riferimento di una determinata città venga realizzato in una altra città e mantenga la denominazione della città nella quale avrebbe dovuto essere costruito? Dove si è mai vista una cosa del genere? Ma dove si è mai visto che il Consiglio comunale di un’altra città si riunisca e approvi lo schema di accordo per la realizzazione dell’ospedale di un’altra città? – Ma dove si è mai visto che il Sindaco di un’altra città vada a firmare l’accordo per la realizzazione dell’ospedale di un’altra città? – Ma dove si è mai visto che l’Azienda ospedaliera che dovrebbe gestire l’Ospedale da costruire non partecipa alla firma dell’accordo? – Ma dove si è mai visto che il consiglio comunale e il Sindaco della città di riferimento dell’ospedale da costruire non siano al tavolo? Un paradosso colossale, che non vorrei che parlasse – e mi auguro, proprio, che non sia così – il linguaggio della faida politica”. Per Giuseppe Ciacco ad Arcavacata non esiste nessun policlinico, così come, a Cosenza, non esiste nessuna azienda ospedaliera-universitaria. E temo che, persistendo così le cose, nonostante, qualche proclama, propagandistico, l’azienda ospedaliera-universitaria, a Cosenza, non esisterà mai. Dico questo perché un’Azienda Ospedaliera-universitaria non si crea con un colpo di bacchetta magica. Si fa con i testi normativi alla mano. E i testi normativi dicono che le Aziende ospedaliere universitarie non si fanno con le leggi regionali, ma si fanno con i DPCM. Le leggi regionali presuntivamente costitutive di Aziende Ospedaliere Universitarie sono carta straccia, ritenute, dalla unanime giurisprudenza consolidatasi proprio sullo specifico punto, sprovviste di efficacia. Le Aziende Ospedaliere universitarie, allora, si fanno con un DPCM e la loro istituzione è ancorata a un vincolo perentorio e tassativo: il vincolo della ricerca. Non può esistere, per legge, un’Azienda ospedaliera universitaria, che non abbia al suo interno uno stabilimento che faccia ricerca. E il nuovo Ospedale di Cosenza, che è un HUB di secondo livello, non è uno stabilimento, morfologicamente votato alla ricerca. I Policlinici sono votati alla ricerca. Ma ad Arcavacata non c’è il Policlinico. C’è l’HUB della città di Cosenza. Nessuno si permetta il lusso di fare il furbo, confondendo e facendo credere che l’HUB e il Policlinico siano la stessa cosa. Un HUB e un Policlinico interpretano funzioni diverse e non sovrapponibili. L’HUB si focalizza sulla gestione di patologie complesse all’interno di un modello organizzativo a rete con gli altri “spoke”, mentre il Policlinico si distingue per l’integrazione tra assistenza iper-specialistica, didattica e ricerca scientifica”. Ciacco invoca serietà e si rivolge ai colleghi del centro destra. “Vi pongo una domanda semplice: ma perché l’Ospedale della città di Cosenza deve essere costruito a Rende? Perché un HUB deve essere costruito in prossimità della Facoltà di Medicina? Perché? Ma voi non eravate quelli che l’ospedale lo volevate a Cosenza, nell’area a sud della città? Non eravate quelli, che, insieme al vostro Sindaco dell’epoca, avete preteso – ed io dico giustamente – che lo studio di fattibilità, commissionato dall’allora Presidente Oliverio, avesse come esclusivo, e ripeto esclusivo, perimetro il territorio cittadino di CS? Tant’è vero che le opzioni selezionate e valutate con quello studio di fattibilità intersecavano 3 aree, tutte dentro la città: Annunziata/Mariano Santo/Muoio; Vaglio Lise; Cupole geodetiche. E oggi, invece, l’ospedale, non solo lo trasferite a nord ma, addirittura, lo esportate fuori della città. E Perché? Cosenza, in tutta Italia, sarà l’unico capoluogo di provincia, che non avrà l’Ospedale. Da Aosta a Caltanissetta, l’unico in tutt’ Italia. Vi rendete conto? Ma, davvero, pensate che la gente possa credere alla leggenda circa l’inadeguatezza idrogeologica del sito di Vaglio Lise? Vaglio Lise era e rimane, sia pure con gli opportuni e necessari interventi manutentivi, il sito ideale, perché coniugava e coniuga, baricentricità e rigenerazione urbana. Altro che sito inadeguato! Il sito di Arcavacata, quello sì, che è fuori contesto. Ed è fuori contesto, non solo geograficamente (l’Ospedale di Cosenza a Rende) ed è fuori contesto non solo topograficamente (dove è scritto che gli HUB devono stare in contiguità con le Facoltà di Medicina?), – ma è una scelta fuori contesto, anche e soprattutto, perché non parla il linguaggio della programmazione sanitaria. Parla il linguaggio della speculazione immobiliare. È una scelta, l’HUB ad Arcavacata, che non incrocia, che non interseca la domanda di sanità. È una scelta che penalizza, anche e finanche, la Facoltà di Medicina. Infatti, è una scelta che stabilirà 2 record ineguagliabili: – Cosenza, sarà l’unico capoluogo di provincia, in Italia, senza l’Ospedale e – la facoltà di medicina dell’UNICAL, sarà l’unica facoltà di medicina in Italia a non avere il policlinico universitario. E, invece, la Facoltà di Medicina ha bisogno di un Policlinico. E noi siamo, qui, anche per dire sì al Policlinico. Perché la Facoltà di Medicina è un patrimonio che appartiene a tutti e che tutti insieme dobbiamo sostenere e proteggere. Noi diciamo sì al Policlinico, perché diciamo sì al potenziamento dell’offerta sanitaria. E, proprio, la coesistenza del nuovo ospedale di Cosenza e del policlinico universitario sarebbe stata, e continuerebbe ad essere, il giusto connubio per fortificare, quantitativamente e qualitativamente, l’offerta sanitaria. E, invece, che cosa si fa? Invece di implementare l’offerta, la si depaupera? Riflettiamoci: a Cosenza e a Catanzaro ci sono le facoltà di Medicina; a Catanzaro c’è l’HUB Pugliese Ciaccio e c’è il Policlinico a Germaneto; a Cosenza ci sarà il deserto. Perché la Cittadella della Salute, in termini diagnostico-terapeutici è un deserto, perché è solo un mero agglomerato di servizi socio sanitari, Alla faccia del potenziamento dell’offerta sanitaria. Alla faccia del contenimento della migrazione sanitaria. Ma è mai possibile, ma è mai concepibile, è mai tollerabile una sperequazione così manifesta?! Perché, qui a Cosenza, non è replicabile il modello di Catanzaro?”. Quindi, Giuseppe Ciacco rivendica attenzione: “calibriamo bene le nostre rivendicazioni, perché non vorrei che ci si stia incastrando in un tunnel senza uscita. Io temo, proprio, che questo ospedale ad Arcavacata sia uno specchietto per le allodole. Della serie: ultimata la progettazione, incassati i lauti compensi della progettazione, tutto si arena nelle maglie della burocrazia”.

Un’ulteriore passaggio Ciacco lo ha poi dedicato all’Ospedale dell’Annunziata.

Sarebbe un imperdonabile e intollerabile sacrilegio, lasciare deperire, in attesa della costruzione del nuovo Ospedale, in una sorta di limbo, l’Ospedale civile dell’Annunziata di Cosenza. L’Ospedale civile dell’Annunziata non può essere consegnato a una lunga agonia. Il suo ammodernamento strutturale e tecnologico è una priorità strategica e irrinunciabile. Anche alla luce dell’insediamento nel centro storico delle 2 facoltà universitarie, Scienze infermieristiche e Fisioterapia, assistite dal principio della residenzialità e, strettamente e imprescindibilmente, connesse all’ Ospedale civile dell’Annunziata, anche, per l’espletamento dei tirocini. E, anche qui, rischia di lievitare un’ulteriore contraddizione: ma se l’Annunziata dovesse essere smantellata, che fine faranno le 2 facoltà? Manderemo tutto al macero? Anche le 2 facoltà? Anche la residenza universitaria? Demoliremo, selvaggiamente, tutto? Io non ci sto. E, allora è importante sollecitare – ha concluso Ciacco – l’assunzione di un atto di responsabilità, coralmente e unanimemente condiviso. Penso che ci sia estremamente bisogno di uno spazio di concertazione istituzionale, che metta intorno allo stesso tavolo il Comune di Cosenza, la Regione Calabria e l’Università della Calabria, il Comune di Rende, l’Azienda Ospedaliera di Cosenza, l’Azienda sanitaria provinciale. Uno spazio nel quale il Sindaco della città di Cosenza insieme a tutto il Consiglio comunale eserciti – come è giusto che sia – un reale protagonismo attivo e costruttivo, perché Cosenza, piaccia o non piaccia, è la città capoluogo di provincia, nient’affatto subalterna a nessun protettorato. Uno spazio per ricercare una soluzione, che sia, per davvero, capace di ridisegnare, efficacemente, i nuovi assetti sanitari della città di Cosenza e dell’intera area urbana. Oggi, più che mai, sono in gioco gli interessi superiori della città di Cosenza. Ciascuno di noi ha l’obbligo di posporre le pur legittime faziosità di parte agli interessi superiori della città”.

Il dibattito ha poi registrato anche gli interventi degli unici due consiglieri regionali presenti, Angelo Brutto e Francesco De Cicco.

In molti – ha esordito Brutto – si sono meravigliati della mia presernza. Mi sembrava doveroso portare il mio punto di vista all’interno della discussione. La delusione è tanta, comprendo. Non comprendo il volere a tutti i costi l’azienda ospedaliera universitaria che non è presente negli atti, perché non è ancora costituita. A questo si sta lavorando acquisendo i pareri del Ministero della salute e dell’università. Policlinico ed hub – ha sottolineato ancora il consigliere regionale Brutto – appartengono a due linguaggi diversi. Non è escluso che un policlinico possa essere anche un hub, ma non è obbligatorio. La nostra idea è quella di far sì che ogni azienda abbia delle competenze specifiche, da una parte l’ospedale, dall’altra il territorio”. Il consigliere regionale Angelo Brutto ha confessato che si aspettava una reazione di entusiasmo che non c’è stata e ha spiegato il perché. “Perché la Regione finanzia un ospedale moderno, efficiente e che può finalmente erogare cure ai calabresi. Sono stati 50 mila i calabresi che sono andati a curarsi fuori regione, anche a 1000 chilometri di distanza ed anche per prestazioni a bassa complessità. Qui, invece, si sta discutendo per 4 chilometri di distanza”. Brutto ha anche aggiunto di non trovare la discussione appassionante, “in quanto ciò che vogliamo è avere un’ospedale che sia in grado di curare i cittadini di Cosenza e della provincia. Se siamo veramente preoccupati del depauperamento dell’area Sud, potenziamo Rogliano. E’ in atto una strumentalizzazione. Ogni anno al Pronto soccorso si registrano 65 mila accessi. Una cittadella della salute può fare fronte agli accessi impropri, e sono tanti, Sovraffollando il Pronto soccorso si mette in pericolo chi arriva con codici ben più gravi. E c’è da aggiungere che la cittadella può far fronte alle prestazioni ambulatoriali e agli esami diagnostici. Il Policlinico erogherà prestazioni di altissima complessità che di cui i cittadini sono costretti a beneficiare in altre regioni d’Italia. Facciamo fronte comune – questo l’appello finale del consigliere Brutto – e definiamo insieme quali sono i servizi che effettivamente sono necessari per i cosentini e che ci sia il miglior ospedale possibile. Analizziamo quali insieme sono i fabbisogni, non facciamo questioni di campanile, ma insieme costruiamo la sanità del futuro, sicuramente più moderna”.

Il Consigliere regionale Francesco De Cicco, anche Assessore dell’Amministrazione guidata dal Sindaco Franz Caruso, ha subito sgomberato il campo da qualsiasi questione di campanile, “perché – ha detto – qui stasera dobbiamo parlare di un servizio essenziale per i cittadini. Bisogna mettere al bando – ha aggiunto De Cicco – la politica dell’onnipotenza, perché le decisioni non possono essere prese a discapito dei cittadini e con prepotenza. Sono per la città unica, ma l’Ospedale deve rimanere a Cosenza che non può diventare periferia di Rende. A cosa è dovuto questo cambiamento improvviso? Avete deciso senza interpellare l’Amministrazione comunale di Cosenza e il suo Sindaco. Sulla salute non si scherza – ha rimarcato De Cicco . I cosentini vanno fuori regione perché la sanità è allo sbando. Nella politica ci vuole coerenza, onestà ed equilibrio. Dobbiamo fare una battaglia per non permettere che tutto questo avvenga”.

Ha poi preso la parola il consigliere Francesco Caruso che ha aperto il suo intervento richiamando l’aspetto tecnico della classificazione perimetrale di Vaglio Lise come zona a rischio R4, evidenziandone la pericolosità, per la presenza, in quella zona, di insediamenti, infrastrutture e concentrazione di popolazione. Altro fattore evidenziato da Francesco Caruso, la vulnerabilità, vale a dire la capacità in quella zona di assorbire un evento catastrofico. “La politica deve decidere – ha sottolineato l’esponente del centrodestra – I tecnici devono risolvere i problemi. Certo la zona è riclassificabile con opere di mitigazione del rischio, ma quel che non si dice è cosa comporta in tema di tempi e costi per contenere una mitigazione del rischio idraulico. Il rischio comporta un aggravio di costi e di tempi. Bisognerrebbe intervenire sull’asse fluviale. Cosenza ha perso un’occasione – ha detto ancora Caruso – quando il consiglio comunale ha deciso di spostare la collocazione del nuovo Ospedale dalla zona a Sud a Vaglio Lise. L’Ospedale era stato concepito per stare a Sud con un preciso disegno urbanistico. Se si potenzia il pronto soccorso e lo adeguiamo ad accogliere la moltitudine di accessi, creando nuovi posti letto, potenziando anche un solo reparto – penso a quello di medicina – salvaguarderemo la presenza di funzioni e servizi in città, anche con la realizzazione della cittadella della salute”.

E’ poi intervenuto il capogruppo del PD, Francesco Alimena. “Qui siamo oggi chiamati ad affrontare un tema che rappresenta un passaggio decisivo per il futuro della sanità pubblica dell’area urbana cosentina: la realizzazione del nuovo ospedale hub a servizio della nostra comunità. Ricordo che il 21 giugno 2022 questo Consiglio comunale, sulla base di un accurato studio di fattibilità commissionato dalla Regione Calabria nel 2016, ha deliberato di localizzare la nuova struttura ospedaliera nell’area di Vaglio Lise. Si è trattato di una decisione maturata attraverso un percorso trasparente, istituzionalmente corretto e perfettamente allineato al ruolo di Cosenza quale città capoluogo. Anche la precedente amministrazione – ha ricordato Alimena – sostenne con fermezza che i siti da valutare dovessero esclusivamente ricadere nel territorio comunale di Cosenza, proprio per preservare la centralità sanitaria della città. Tuttavia, il Decreto Commissariale ad acta n. 6 del 21 gennaio 2025 ha individuato come nuova localizzazione l’area di Arcavacata di Rende. Una scelta- rimarca Alimena – assunta in totale assenza di confronto con l’Amministrazione e, soprattutto, con il Consiglio comunale di Cosenza, che è l’istituzione formalmente titolare della rappresentanza dei cittadini capoluogo. Si aggiunge un ulteriore elemento di criticità: nessun atto amministrativo o legislativo prevede oggi l’istituzione di un policlinico universitario, pur essendo tale prospettiva indicata quale principale motivazione del trasferimento. Si rischia, quindi, che la proposta resti nel campo delle dichiarazioni, senza un reale fondamento giuridico e programmatorio. Sul piano finanziario- ha fatto notare Francesco Alimena – la situazione è altrettanto incerta. Le risorse richiamate dal DPCM n. 237 del 2022 costituiscono una mera ipotesi valutativa da parte di Inail, non un impegno di spesa definitivo. L’eventuale intervento Inail si configurerebbe, inoltre, come un finanziamento da restituire con tassi di interesse, ben diverso dalle risorse a fondo perduto previste dall’articolo 20 della legge n. 67 del 1988 per la riqualificazione dell’Ospedale dell’Annunziata”. Alimena ha fatto emergere con chiarezza il rischio reale di depotenziamento dell’Annunziata, “una struttura che oggi garantisce attività cliniche, di ricerca e di formazione consolidate, oltre ad essere destinataria di risorse già assegnate e immediatamente utilizzabili per interventi urgenti di potenziamento. È dunque – ha aggiunto – preciso dovere del Consiglio comunale di Cosenza riaffermare il proprio ruolo e difendere gli interessi della comunità che rappresenta”. Di qui la sua richiesta di proporre al Presidente della Giunta regionale l’istituzione di un tavolo di concertazione presso la Regione Calabria, che coinvolga Regione, Comuni di Cosenza e Rende, Università della Calabria, Azienda Ospedaliera e Azienda Sanitaria Provinciale, nel rispetto delle competenze di ciascun soggetto. Duplice per Alimena l’obiettivo da perseguire: la valorizzazione e riqualificazione dell’Ospedale dell’Annunziata, mediante l’utilizzo immediato delle risorse già destinate alla struttura e la rapida e concreta istituzione di un policlinico universitario, fondato sull’attività clinica, didattica e scientifica già operante nel territorio di Cosenza.

Alimena ha chiesto anche di verificare, in quella sede, “l’effettiva certezza delle fonti di finanziamento necessarie alla realizzazione del nuovo hub ospedaliero e alla riorganizzazione del sistema sanitario dell’area urbana, valutando contestualmente la convenienza tra l’intervento Inail e l’accesso a fondi pubblici ordinari o straordinari. Oggi – ha concluso -non siamo chiamati a difendere schieramenti o interessi particolari, ma a tutelare il diritto alla salute dei cittadini e la funzione di Cosenza quale centro sanitario di riferimento per l’intera provincia”.

Altro intervento dai banchi del Consiglio, quello del consigliere Francesco Graziadio che ha iniziato il suo intervento definendo assurdo il progetto a suo tempo fatto proprio dalla precedente Amministrazione di realizzare l’Ospedale sulla collina di Muio, “reso ancora più assurdo dalla previsione di un tunnel che collegasse l’Annunziata con il Mariano Santo. Non aveva nessun senso e nessuna logica – ha sottolineato Graziadio- che ha anche evidenziato “la difficoltà con cui il centrodestra cerca di spiegare una cosa discussa tra loro, in camera caritatis. La decisione di lasciare il pronto soccorso a Cosenza è di ieri, ma è tutto finto. Ormai – rimarca Francesco Graziadio – l’ospedale si fa ad Arcavacata. La decisione non è presa sulle carte, ma è una decisione politica che – qui Graziadio si rivolge ai colleghi del centrodestra – vi dovete caricare tutta. Avete preso l’ospedale di Cosenza e l’avete portato a Rende. La rete territoriale dovevate farla voi. Non avete speso i soldi del PNRR. E sembra quasi che i colpevoli siamo noi. Abbiamo votato per l’ospedale a Vaglio Lise alla fine di un ragionamento tecnico. Ho i miei dubbi che l’Ospedale si faccia ad Arcavacata. La mia proposta – ha aggiunto Graziadio avviandosi alla conclusione – è che si rimetta un punto e che si riparta daccapo. L’ospedale va fatto a Vaglio Lise. Il governatore Occhiuto sbaglia da molti punti di vista. Questa città è baricentrica il che vuol dire che Vaglio Lise è al centro di un’area che lega Cosenza ai suoi Casali e al Savuto e che non si può strappare l’ospedale a Cosenza, portandolo a Montalto. E’ questo un atto politico sbagliato e lo dice tutta la città. Uno scippo è uno scippo. Come andate a via Popilia a chiedere i voti? A Cosenza ve li potete scordare. E’ una questione che riguarda la città capoluogo che gestisce i rapporti con il territorio sulla base di cultura e competenze. I cittadini di Cosenza devono avere un ruolo in questa partita storica”.

E’ stata poi la volta della consigliera comunale Bianca Rende che, apprezzando l’ampia ampia rappresentanza di comitati, cittadini e professionisti presenti al dibattito, ha evidenziato che “stiamo conducendo una battaglia che siamo costretti a fare a causa di una decisione unilaterale e autoritaria della Regione”. Poi Rende ha posto due questioni di fondo: intanto l’invasione di campo rispetto alle competenze dei comuni. Sono i comuni a decidere dove localizzare gli ospedali. La seconda invasione è di un commissario che non tiene conto della programmazione sanitaria.

La Regione va oltre le sue competenze abdicando al suo ruolo di programmazione ed entrando nelle scelte amministrative di politiche gestionali. La realizzazione della città unica -sottolinea Bianca Rende -avrebbe evitato questa guerra tra poveri, affidando la decisione ad un unico sindaco per un unico comprensorio e a una sola idea di sviluppo per l’intera area urbana. Oggi, però, tramonta anche la possibilità di creare un sistema integrato di servizi, proposta da alcuni come soluzione ai problemi attuali aggravati dall’esclusione politica dell’amministrazione di Cosenza, inaccettabile! Oggi così non è ed è legittimo parlare di un’altra scelta inappropriata da parte della Regione Calabria, che approfitta dei fondi stanziati per l’Hub per realizzare un altro progetto: quello del Policlinico universitario. Si spoglia un Santo per vestirne un altro!”. Bianca Rende bolla l’operazione come “poco trasparente”. “Anche nello stesso protocollo sottoscritto si parla di ospedale di Cosenza, che plana sulle teste degli interessati, i cittadini e le loro rappresentanze istituzionali, senza alcun coinvolgimento. Iniziativa decisionistica, peraltro di un Commissario che per quanto appreso dalla viva voce della Presidente del Consiglio non avrebbe dovuto più essere tale e che invece continua ad esercitare poteri speciali e anti democratici. Ma non si era detto che i Commissariamenti sarebbero finiti? La demagogia della destra, a cui siamo ormai abituati ed a cui si associa, per un comprensibile interesse, il Comune di Rende, gioca sulla confusione dei termini e sulla ovvia condivisione generale in merito alla nascita del policlinico affiancato dal corso di laurea in medicina. Oggi si sposta l’Hub, ma si intende trasformare lo stesso in azienda ospedaliera universitaria. Da cittadini, prima ancora che da amministratori, vogliamo esprimere preoccupazione per questo modo di procedere, poco trasparente e persino obliquo. Da persone di buon senso sentiamo il dovere di riaffermare una verità ampiamente condivisa e di scongiurare una guerra assurda tra poveri.

Dobbiamo lavorare – questa la proposta di Bianca Rende – ad una idea condivisa culturalmente avanzata. L’intera area urbana ha bisogno che si sostenga finanziariamente e da subito la sua sanità e per questo invochiamo ulteriori risorse urgenti per l’Annunziata, in attesa di capire se l’operazione congegnata è legittima o meno. Purtroppo, al di là della retorica – ha rimarcato la consigliera Rende – restano la drammaticità di un Pronto Soccorso sovraffollato, nei cui bagni c’è chi muore senza alcuna attenzione; di un CUP dove è necessario presentarsi alle cinque del mattino per ottenere un numero dopo una lunga attesa; e di un ospedale privo di percorsi adeguati di separazione tra “sporco” e “pulito”. Un’icona, questa, della nostra arretratezza, certificata dalla sua elezione a peggior ospedale d’Italia nel 2024. Possiamo solo sostenere e ammirare chi, ogni giorno, a mani nude, offre risposte concrete nei presìdi sanitari. Troppo spesso, in modo ipocrita, molti si limitano a esaltare gli operatori, salvo poi escluderli dalle scelte che riguardano l’organizzazione di un sistema sanitario integrato nell’area urbana. Per questo l’obiettivo prioritario non è solo quello di rendere compatibile la convivenza tra medici ospedalieri e docenti universitari, ma soprattutto quella di fare presto ad alleviare una sofferenza che viviamo tutti sulla nostra pelle di pazienti. In conclusione, esprimo la mia personale opposizione all’operazione messa in campo dal Governatore Occhiuto, che certamente causerà un depauperamento della capoluogo e della sua economia, chiedendo che si recuperi la correttezza del dialogo tra istituzioni per invocare, in questa sede autorevole, una maggiore attenzione verso l’ospedale esistente che subisce i danni di una politica distratta e forse più interessata ai giochi di potere che non alla salute dei cittadini”.

Nel suo intervento, la consigliera Alessandra Bresciani ha posto l’accento sulla “sottrazione dell’ospedale civile alla città di Cosenza e sulla gentile donazione, non di un Policlinico, ma dell’intero ospedale all’Unical, a Rende”. “Il Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, insieme a cosìddetti “poteri forti” – ha detto Bresciani – decide di distruggere anche il tessuto sociale che ancora sosteneva la sua comunità e che per molti secoli ha portato ad individuare in Cosenza il punto di raccordo tra l’area a sud, comprensiva del Savuto, Casali, della Presila e l’area a nord, con la valle del Crati. Il Presidente della regione Calabria sembra vantarsi di essere stato un cittadino di Cosenza, nonché fratello dell’ex sindaco e politicamente a lui legato, ma sembra agire come quegli uomini possessivi e prepotenti che capiscono di non poter più esercitare il loro potere su una donna e la distruggono. Così si sono mossi – ha proseguito Alessandra Bresciani -facendo terra bruciata della città di Cosenza, sottraendole l’ospedale e distruggendo il tessuto sociale e negando ai suoi abitanti la salute”. Per la consigliera Bresciani, siamo l’unico caso in Italia dove la città capoluogo viene privata del suo ospedale Hub di II livello, a differenza, seppur con tutte le difficoltà del caso, della scelta fatta per la città di Catanzaro che nonostante l’Università a Germaneto conserva, com’è normale che sia, il proprio ospedale”. E a questo punto Bresciani ha citato l’On.Wanda Ferro che nel 2023, d’accordo con il Presidente Occhiuto si confrontò sulla necessità di salvaguardare l’attuale presidio ospedaliero Pugliese per l’importantissimo ruolo che svolge nel sistema dell’assistenza sanitaria del capoluogo di regione”. “Chi c’è da noi – si è chiesta Alessandra Bresciani -che è in grado di fare questo in Parlamento, in Regione?” Poi Bresciani ha evidenziato anche “la miopia” che ha pervaso la scelta dell’Unical. “Ci domandiamo se si è compresa l’impossibilità di costituire un’azienda ospedaliera universitaria in mancanza di un provvedimento governativo, se si è compreso che la nomina di Primari ospedalieri reclutati tra i professori universitari potrebbe essere sbagliata. La previsione statistica, la fonte è il “Sole 24 ore”, vede una diminuzione degli immatricolati entro il 2040 – all’incirca del 40%. Come potrà sopravvivere l’ospedale quasi universitario della facoltà di questa medicina? Come sarà garantita l’autonomia organizzativa e strategica e la dipendenza finanziaria che ne deriva? La ricerca è importantissima ma mal si coniuga con l’esigenza di cura quando parliamo di pronto intervento, di emergenza e di pronto soccorso. Una volta che sarà portato via l’ospedale dell’Annunziata cosa ne sarà della città di Cosenza? Spostare, infatti, da una città l’Ospedale senza un progetto concreto, significa segnare la fine di quella comunità. Urge un disegno complessivo che risistemi i punti focali della città e che possa rappresentare il senso dello stare ancora insieme”. Prima di concludere il suo intervento, la consigliera Bresciani si pone un altro interrogativo, girandolo all’aula. “Com’è possibile che il finanziamento pari a 349 milioni di euro per l’Annunziata di Cosenza, previsto con i fondi Inail possa essere distratto per il Nuovo Ospedale non di Cosenza, sito nel Comune di Rende? Avremo quindi come effetto che l’azienda Ospedaliera di Cosenza trasferirà la sua sede e tutti i suoi uffici e dipendenti ad Arcavacata di Rende? Chiedo oggi un impegno da parte del Sindaco e del Presidente del Consiglio Comunale, affinché coinvolgano tutti i Comuni delle Serre e della Presila per una raccolta di firme dei cittadini per il mantenimento in città dell’Annunziata di Cosenza”.

Al Consigliere Giuseppe d’Ippolito lo spostamento dell’Ospedale Hub non sembra uno scippo. D’Ippolito ha richiamato alcuni passaggi formali, a cominciare dalla delibera del 21 giugno 2022 con la quale Il Consiglio comunale approvò la localizzazione del nuovo Ospedale nell’area di Vaglio Lise. “In quel caso si procedette alla revoca di una precedente delibera. Per noi Muoio Piccolo restava la migliore soluzione possibile. L’allora Presidente della giunta regionale, Mario Oliverio fu il primo a pensare lo spostamento a Vaglio Lise. Non vogliamo una guerra tra poveri e poi, dove sta scritto – si domanda d’Ippolito -che l’Annunziata chiude?

La programmazione è già andata avanti, ma qualora dovesse spostarsi l’ospedale chiederemo alla regione di dar luogo ad opere compensative oltre quello che ha già previsto. Non capisco perché Catanzaro ha due ospedali e Cosenza non possa fare altrettanto. La realizzazione del Policlinico non impedisce la coesistenza con l’Annunziata. Non credo e non immagino che ci sia la volontà di umiliare la nostra città”.

Il consigliere Michelangelo Spataro, nel riconoscere al dibattito attenzione e ricchezza di spunti e proposte, si è soffermato preliminarmente sulla questione della chiusura degli Ospedali sollevata durante il dibattito. “Nel 2012 fu la spending rewiew che ne aveva predisposto l’eliminazione – ha sottolineato- . Non credo che esista un governatore che voglia chiudere gli ospedali. Sono cose aleatorie. I governatori non chiudono l’assistenza e la cura”. Con riferimento più diretto al tema del Consiglio, Spataro ha detto che “occorre partire dal 2002. Avevamo chiesto di cercare un colloquio con il governatore e si poteva tornare sui propri passi. Qui si è giocato. Noi avevamo deliberato per una localizzazione del nosocomio sulle colline di Muoio, c’era un progetto organizzato con un Campus e le residenze per gli studenti. Di li a poco il governatore del tempo mise in atto uno studio di fattiibilità. Ci siamo trovati ad avere disattesa una scelta che legittimamente spetta al Consiglio comunale. Venne revocata una delibera per proporre un terreno non edificabile a quella data. In ogni caso- ha affermato Spataro – una sintesi con il governatore Occhiuto si poteva trovare. Cosa può fare questo consiglio? Dobbiamo scegliere la migliore soluzione. Rimane da fare il possibile e reincontrarsi con il Governatore. Tornare indietro e cercare di tentare un recupero. O, in seconda battuta, proporre un’azienda ospedaliera che contenga l’Annunziata e il nuovo presidio”.

Un invito a mettere da parte le divisioni e a lavorare insieme per un obiettivo comune è poi venuto dal consigliere comunale Alfredo Dodaro. “Per il futuro della nostra sanità e della nostra area urbana occorre una sanità pubblica moderna, efficiente e accessibile a tutti. Nel 2023, l’Università della Calabria — già riconosciuta tra le eccellenze accademiche nazionali per la qualità della didattica, della ricerca e dell’innovazione, ha compiuto un passo destinato a segnare la storia del nostro territorio: l’avvio della Facoltà di Medicina e Chirurgia e del corso di laurea in Scienze Infermieristiche Un traguardo – ha sottolineato Dodaro -che non è solo accademico, ma rappresenta un vero atto di rinascita e di fiducia nella sanità e nelle potenzialità della nostra terra. Già oggi possiamo osservare risultati tangibili, che hanno portato benefici concreti al nostro territorio e, in particolare, all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, dove si respira un nuovo clima di crescita e innovazione”. Dodaro ha ricordato l’arrivo di luminari di fama nazionale e internazionale, come il professor Maselli, la professoressa Franca Melfi e altri autorevoli professionisti. “Questo dimostra che la sinergia tra Università e sanità pubblica è non solo possibile, ma capace di generare eccellenza. L’apertura del reparto di Cardiochirurgia ne è la prova più evidente: un traguardo storico per la nostra provincia, che ci consente di offrire ai cittadini servizi e cure di alto livello, senza costringerli a spostarsi in altre regioni. Tutto questo è stato possibile grazie alla visione del Presidente Roberto Occhiuto, che ha saputo avviare la costruzione di una sanità moderna e integrata, capace di unire Università e ospedale in un’unica grande sfida di sviluppo e progresso”. Per Alfredo Dodaro questo è “solo l’inizio di un percorso di sviluppo sanitario, perché permangono ancora numerose criticità, a partire dalla carenza di personale, dalla necessità di potenziare e ammodernare le strutture, e dal bisogno di rafforzare la medicina territoriale, così da ridurre gli accessi impropri all’ospedale e garantire cure più appropriate e tempestive ai cittadini. Tuttavia, è altrettanto evidente che, finalmente, il Presidente Occhiuto ha avviato un’azione concreta per superare tali criticità, dimostrando non solo attenzione e consapevolezza, ma anche una visione strategica e una reale volontà di cambiamento strutturale del sistema sanitario regionale”. Dodaro si inserisce tra i convinti sostenitori del progetto di un nuovo ospedale nella zona sud della città. “Ritenevo — e ritengo tuttora — che lo spostamento a Vaglio Lise avrebbe indebolito strategicamente quell’area, privandola di un presidio sanitario fondamentale e penalizzando l’equilibrio urbano. Abito nella zona sud, e conosco bene le sue esigenze e le sue fragilità: senza il presidio dell’Annunziata, tutta questa parte della città rischierebbe di essere ulteriormente marginalizzata, con conseguenze negative sull’accessibilità alle cure e sulla vivibilità complessiva del territorio. E’ doveroso precisare che con l’avvio della Facoltà di Medicina, appare naturale e strategicamente coerente localizzare la futura Azienda Universitaria Ospedaliera presso l’Università della Calabria, valorizzando le sue infrastrutture e il suo prestigio accademico. Questa scelta consentirebbe di integrare pienamente didattica, ricerca e assistenza sanitaria, generando sinergie virtuose tra formazione medica e cura dei pazienti, e ponendo le basi per un polo sanitario d’eccellenza al servizio dell’intera regione. Ciò non toglie che il nostro ospedale, l’Annunziata, non debba affatto sparire — anzi, deve essere rafforzato e valorizzato. Possiamo costruire un sistema sanitario a due poli, come già accade a Catanzaro, dove convivono l’ospedale cittadino e il Policlinico universitario di Germaneto, sotto un’unica Azienda Universitaria Ospedaliera, con una logica di complementarietà. Da una parte, dunque, l’Annunziata di Cosenza, che deve restare un presidio sanitario di emergenza-urgenza, con tutte le strutture connesse, integrandolo eventualmente con ambulatori, centri diagnostici e servizi territoriali; dall’altra, il nuovo polo universitario di Arcavacata, centro di eccellenza per la ricerca, la formazione e l’alta specializzazione. Ora serve – ha concluso Dodaro -una visione condivisa e una collaborazione responsabile tra tutte le istituzioni, per costruire una sanità moderna, accessibile e davvero vicina ai cittadini”.

Questo tema – ha detto poi Raffaele Fuorivia– è dibattuto da 20 anni e in questo lungo periodo, purtroppo, hanno fatto da protagonista, non il merito sanitario, ma conflitti logistici. Qui non stiamo parlando – ha sottolineato ancora il consigliere Fuorivia – di una difesa di confini, ma di un tema troppo importante per essere liquidato in modo superficiale, come se si trattasse della scelta di un sito anziché un altro.

Noi socialisti – ha aggiunto – poniamo un’altra domanda: si sta parlando solo di edilizia sanitaria o di programmazione sanitaria? E’ del tutto evidente – ha precisato -che siamo interessati solo alla seconda. La politica deve essere in grado di governare i processi con una visione e, proprio per questo, i momenti di condivisione del dibattito pubblico non possono ridursi a logiche spartitorie”. Fuorivia ha avanzato dei dubbi anche sulla copertura finanziaria dell’opera. “Siamo convinti che la copertura finanziaria di questa opera allo stato non è presente, e questo significherebbe perdere tempo e rivivere un film che abbiamo già visto in questi anni.

Noi ci auguriamo che non sia così, ma questo temiamo perché non c’è traccia di coperture finanziarie. Infatti, in cassa l’Inail non ha un euro per questo ospedale, solo 140 milioni per investimenti da spendere per tutto il Paese. Dunque – si chiede Fuorivia – di quali risorse parla il presidente della Regione? C’è un fondo privato? Non ci pare, non è previsto. Perché allora nascondere la verità illudendo cittadini e istituzioni? Quanti decenni ci vorranno per costruire per davvero un presidio del genere con più di 800 posti letto dal momento che le casse dell’Inail sono vuote?

E nel frattempo che ne sarà dell’Annunziata?

Organizzare la sanità dell’area urbana, per noi socialisti – ha rimarcato Raffele Fuorivia durante il suo intervento – prevede una necessaria condivisione attraverso una pianificazione che comprenda altri servizi come quello dei trasporti, della mobilità, necessari per perseguire livelli di vivibilità ambientali. E tutto questo naturalmente presuppone una conoscenza della materia che è così complessa e diversificata”. Quindi il consigliere del PSI ha suggerito un approfondimento “per capire cosa pretendere dal servizio sanitario a tutto beneficio dei nostri concittadini.

Non prima però d’aver chiarito, una volta per tutte, che Cosenza e Rende sono due facce della stessa medaglia, la vasta area urbana. L’aborto giuridico partorito dalla Regione di Occhiuto – ha sottolineato ancora il consigliere Fuorivia – ha ucciso la prospettiva della città unica, ma non per questo oggi dobbiamo disconoscere che esiste ed è nei fatti un’unica grande area urbana. Che – secondo Fuorivia – deve avere in prospettiva gli stessi servizi, le stesse pretese, le stesse aspettative. Quindi la stessa idea di sanità”. L’esponente del PSI respinge al mittente sul nascere ogni stucchevole polemica su questioni di campanile.

Non ci appartiene e non ci riguarda. I socialisti, per natura, non scappano mai di fronte all’innovazione, alle sfide, alle riforme vere che possono migliorare la vita dei cittadini. Ma questa riforma solo annunciata e senza soldi – ha affermato Fuorivia – interverrebbe davvero per migliorare l’offerta sanitaria della nostra area urbana?

Questo dobbiamo responsabilmente chiederci. Noi riteniamo che occorra partire da un punto fermo, questo sì da proteggere istituzionalmente perché conduce all’innovazione vera”. Per il consigliere comunale del PSI, “la facoltà di Medicina all’Unical rappresenta una grande novità per i cittadini della nostra area urbana ed è anche un’occasione da non perdere. E una facoltà di Medicina che si rispetti, mirata alla crescita formativa, deve avere un punto clinico di assoluto rilievo a pochi metri di distanza. Questa è una equazione moderna ormai, non si scappa. Specialistica e acuto e un pronto soccorso di primo intervento, perché anche questo è un dato ormai certo.

Un solo pronto soccorso per tutta l’immensa area urbana di Cosenza, dall’Esaro fino al Savuto, non è sufficiente. Quindi un pronto soccorso adiacente alla facoltà di Medicina sarebbe indispensabile”. Per Raffaele Fuorivia “urge, da subito, un secondo punto di emergenza-urgenza da istituire per evitare gli scempi che siamo costretti a subire al pronto soccorso dell’Annunziata, ormai inefficiente. Alla cura, con specialistica e acuto- ribadisco – devono sommarsi un punto di primo intervento e, inoltre, la formazione e la ricerca. Questo impianto sarebbe la naturale protesi della facoltà di Medicina, anche perché solo così crescerebbe al meglio. Basterebbero, ad occhio e croce, 200 posti letto, ad esagerare. Ma perché il presidente della Regione ne annuncia invece più di 800? Si legge policlinico e si chiama Hub!

Perché – sottolinea con forza – Raffaele Fuorivia – pensa ad un hub sostitutivo rispetto a quello dell’Annunziata di Cosenza, operazione questa che andrebbe a mettere in crisi la stessa facoltà di Medicina, nonché l’intero sistema viario e ambientale di Arcavacata e del campus universitario. Si immagina cioè – ha spiegato Fuorivia – un contenitore immenso di posti letto, che non si realizzerà mai tra l’altro perché mancano i fondi, proprio nella fase in cui la facoltà di Medicina deve spiccare il volo con sanità mirata e di livello, mentre l’intero sistema sanitario territoriale deve essere ripensato. A partire da un potenziamento complessivo e distrettuale della diagnostica, anche coinvolgendo maggiormente il privato.

Passando per un uso meno spregiudicato e disperato degli accessi in ospedale attraverso l’intensificazione e qualificazione della prima sanità, della prima cura, della medicina di base e quella territoriale in genere.

Gli Hub devono essere moderni e leggeri, facili da raggiungere e collocati razionalmente in un distretto che non prevede altre forniture sociali di rilievo.

La Regione, senza soldi, millanta invece un altro Hub vecchio stile in un contesto di saperi e mobilità che chiede altro e lo fa trascurando le deficienze dell’ospedale attuale e unico, quello dell’Annunziata. Ma perché lo fa? E’ un dispetto? E’ un ricatto politico? La Cittadella vuole continuare solo a spostare il tiro mediatico dell’attenzione? Vuole dividerci? Occhiuto dice che a Vagliolise non si può edificare nulla perché zona R4 e sappiamo bene quanto è superficiale e infondata questa affermazione. Sulla base di quale studio idrogeologico si afferma questo ? E se fosse vero – ha affermato ancora Fuorivia – dovremmo fare sgomberare tutto quello che insiste sull’area, compreso gli uffici della regione ? Siamo di fronte a fragili argomenti”. Fuorivia contesta anche l’indicazione, da parte del Presidente della Regione, dei tempi per appaltare l’opera (gennaio). “E’ fantascienza allo stato puro, perché occorrerà molto più tempo. Occhiuto dice anche che tra qualche giorno affideranno con fondi della protezione civile il milionario studio di fattibilità. Questa sì che è l’unica cosa vera. Non meno di 25 milioni. Dopo di che relegherà l’attuale Ospedale dell’Annunziata a mera clinica di riposo, con un po’ di diagnostica come presidio del tutto territoriale. Confermando però finalmente e a scanso di equivoci, che quello sbandierato ad Arcavacata sarà a tutti gli effetti un ospedale hub. L’ospedale centrale per tutta la provincia, l’ospedale di Cosenza, a Rende.

Questo è il tempo di analizzare seriamente le drammatiche necessità che emergono quotidianamente a proposito di sanità e di cura della salute. A noi interessa la salute dei cittadini. Solo quella”.

Nel corso della seduta è intervenuta anche l’Assessore Veronica Buffone.

Oggi – ha esordito Buffone – non discutiamo semplicemente di un sito, di una planimetria o di un atto amministrativo. Oggi discutiamo del futuro della sanità pubblica nella nostra area urbana e in Calabria. La questione del nuovo ospedale è una battaglia di visione: la visione di un territorio, di una comunità allargata che rivendica il diritto a un sistema sanitario equo, efficiente e accessibile. Per questo siamo lieti che presto ci sia un Policlinico universitario che consentirà di rispondere meglio alla domanda di cura dei nostri cittadini, ma a supporto di un presidio sanitario altrettanto efficiente e potenziato nella città capoluogo”. Per Veronica Buffone “è tempo di costruire per integrazione, potenziando l’intera rete sanitaria provinciale, migliorando strutture, competenze e servizi su tutto il territorio. Cosenza -ha precisato l’Assessore – è il capoluogo di una provincia che, purtroppo, vede i propri presidi indeboliti e abbandonati. Perché la destra italiana, che oggi governa di nuovo la Calabria, continua a chiudere ospedali, invece di rafforzare la sanità territoriale con qualità, strutture moderne e personale adeguato. E intanto il presidente Occhiuto – ha rimarcato ancora Buffone – continua a decidere senza confronto, con annunci contraddittori e scarsa trasparenza. Un modo di governare che ci ha stancati”. Per l’Assessore Buffone sono molte le domande che restano senza risposta: “ci saranno le risorse per assumere medici e infermieri nel presidio di Cosenza così come a Rende? Ci Saranno risorse per garantire personale, reparti e adeguamenti strutturali? O si tratta solo di un intervento tampone, privo di una visione complessiva?”. Per questo Veronica Buffone ha chiesto con forza l’apertura di un tavolo di confronto vero, con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati: Comuni, sindacati, associazioni, i comitati civici, l’Università, le istituzioni regionali e nazionali. “Nessuno può decidere da solo, quando in gioco c’è il diritto alla salute e il futuro di un’intera comunità. La nostra voce deve essere ascoltata. Solo così potremo garantire una rete sanitaria completa, efficiente e all’altezza della nostra provincia. Questa non è la battaglia di una città contro un’altra. È la battaglia di una comunità intera per difendere il diritto alla salute, alla verità, e alla partecipazione. Oggi non scegliamo tra Cosenza e Rende. Oggi – ha concluso Buffone – scegliamo tra una Calabria che progetta il futuro con equilibrio e rispetto e non una Calabria che decide, invece, per decreto, per deroga senza confronto, senza visione. Io credo in una rete sanitaria moderna e complementare, in una Cosenza capoluogo forte e in una Rende universitaria e innovativa. Solo così costruiremo una sanità moderna, equa e davvero al servizio dei cittadini. È ora di costruire una rete sanitaria che unisca, non che divida”.

Importanti e significativi i contributi esterni che hanno arricchito il dibattito. Nel corso della seduta sono intervenuti Luigi Zicarelli, segretario regionale di Anaao Assomed, Caterina Perri dell’Associazione “Antigone-Siamo tutti Serafino Congi” e vedova di Serafino Congi, Mario Bozzo del Comitato “No Scippo-No alla fusione per una città policentrica”, Paolo Veltri per il Comitato “No Scippo-no alla Fusione di Cosenza”, Stefano Catanzariti dell’USB, l’ex parlamentare Franco Bruno, Serafino Conforti, già assessore comunale, politico e medico ospedaliero, Antonio Crescibene , medico ospedaliero e rappresentante della Cisl, il medico Elio Bozzo, già consigliere comunale, Vincenzo Campanella del Comitato di quartiere Piazza Riforma, Sergio Nucci, già consigliere comunale e rappresentante di “Buongiorno Cosenza” e Carlo de Gaetano per il Comitato “Cosenza No alla fusione per una città policentrica”.

un momento del consiglio comunale aperto sull’Ospedale

Commenta la News

commenti