L’opposizione di Rende attacca duramente il nuovo PSC per la scelta di rendere edificabile l’area dello stadio Lorenzon (zona b2/1), denunciando come la presunta rigenerazione urbana si traduca in una mera operazione edilizia, senza alcuna trasparenza sui futuri impatti su traffico e servizi.
Nel nuovo PSC c’è una verità semplice, netta, inequivocabile: il Lorenzon diventa B2/1, quindi edificabile.
Non si tratta di un’ipotesi o di un’interpretazione: è scritto. Presentato come un “indirizzo”, ma nella sostanza è una scelta già operativa. Palazzi al posto dello stadio, in nome di una rigenerazione che, più che urbana, appare edificatoria.
L’area viene liberata per costruire, senza un solo documento pubblico su traffico, servizi, vivibilità o impatti sul quartiere. È una pianificazione “a fiducia”: prima si costruisce, poi si vede.
PAU: per i cittadini non cambia nulla
Sui PAU si ripete lo stesso copione: nessun passo avanti per i piccoli proprietari, concettualmente passa il criterio di stessi vincoli dimensionali, stesse impossibilità di intervento. Cambia il titolo, ma la sostanza resta identica: flessibilità per chi concentra volumi, zero opportunità per chi ha piccoli lotti.
Un equilibrio che, ancora una volta, pende dalla stessa parte.
Manna e Principe: più simili di quanto dicano
Colpisce la continuità: gli stessi progettisti scelti dalla Giunta Manna sono stati riconfermati dalla Giunta Principe.
Altro che “risparmio di tempo e di risorse”: sembra chiaro che l’esigenza da salvaguardare non sia quella dei cittadini.
Cambia la narrazione, non la regia. Un “nuovo corso” che, per ora, assomiglia molto al vecchio in alta definizione.
Una delibera chiamata “di indirizzo”, ma dentro ci sono scelte già prese
La delibera viene presentata come un semplice atto d’indirizzo.
Un modo elegante per evitare confronti e approfondimenti.
Ma dentro ci sono scelte che cambiano il destino di intere aree urbane, dal Lorenzon ai PAU.
Altro che indirizzi: qui si decide già tutto.
E torna alla mente quella frase sentita in campagna elettorale:
“Votiamo Principe perché almeno costruiamo i nostri palazzi.”
All’epoca sembrava una battuta. Oggi sembra un estratto del PSC.
Consumo di suolo zero? Senza numeri è solo uno slogan.
Mentre si parla di “consumo di suolo zero”, manca una cosa elementare:
la volumetria residua del vecchio PRG.
La base da cui si misura qualsiasi consumo di suolo reale.
E qui nasce il paradosso: la consistenza del vecchio PRG era stata definita dall’attuale Sindaco nelle precedenti Giunte.
Dovrebbe conoscerla meglio di chiunque. Eppure, alle nostre richieste formali, nessuna risposta.
Domande semplici, ancora senza risposta:
• Quanti metri cubi erano previsti ma mai realizzati dal vecchio PRG?
• Quanti se ne possono ancora costruire oggi?
• Quanto volume aggiunge realmente il nuovo PSC, sommato a quello residuo?
Finché questi numeri non verranno resi pubblici, parlare di “consumo di suolo zero” resta un esercizio retorico, non una politica urbanistica.
È come dire “non costruiremo più nulla” senza dire quanto si può ancora costruire grazie alle previsioni non consumate del piano precedente.
Numeri che forse non tornano. O forse fanno paura.
Perché se la volumetria residua è alta — e tutti sappiamo che lo è — allora questo PSC non nasce affatto a saldo zero, ma su una capacità edificatoria ancora enorme, mai spiegata ai cittadini.
Noi abbiamo posto la domanda.
Stiamo ancora aspettando la risposta.
E i cittadini, insieme a noi.
Il percorso è appena iniziato. Vigileremo su ogni metro quadro.
Questo è solo il primo capitolo.
Perché un piano che apre volumi oggi, ne aprirà altri domani.
E noi saremo qui, puntuali, a controllare ogni scelta, ogni variante, ogni metro quadro che si vorrà trasformare.
La città merita trasparenza, visione e coraggio, non gattopardismi travestiti da indirizzi.

Ghionna Marco Saverio
Garritano Gianluca
Trombino Eugenio
Galassi Stefania
Monaco Enrico




