Tirreno Cosentino: la famosa schiumetta? Ecco cosa contiene, nessun pericolo per la salute

Con l’arrivo dell’estate in Calabria, ormai da anni ricompare la solita polemica sui depuratori, sull’inquinamento del mare e sulla famosa striscia schiumosa che a detta di molti rappresenterebbe il sintomo più evidente che il Tirreno è inquinato e pericoloso per la nostra salute. Due amici hanno cosi deciso di prelevare ed analizzare la “schiumetta”. Ecco i risultati

“Ecco che arriva la striscia di merda!”

“Il nostro mare fa schifo!”

“Vedo la merda galleggiare!”

“Mio figlio con il pannolino ha preso un’infezione e nelle sue urine c’è escherichia coli!”

Siamo due amici di vecchia data: Fabio Zimbo (il sottoscritto, ingegnere) e Andrea De Filippis (poliziotto).

Ormai da anni guardiamo con curiosità un fenomeno marino alquanto singolare sul Tirreno cosentino: l’apparizione, periodica, quasi quotidiana, della famosa “striscia di merda”.

A un certo punto ci siamo chiesti: e se non fosse merda?

Chiariamo un punto: non stiamo negando il problema della depurazione in Calabria, ci mancherebbe!
Ma siamo proprio sicuri che quelle chiazze a volte biancastre, a volte marroni, a volte verdastre e anche un po’ maleodoranti, siano costituite da merda?

Le incongruenze sono troppe, basta osservare il fenomeno con un po’ di arguzia:

1) appaiono su 300 km di costa improvvisamente (anche in anfratti nascosti come l’Arcomagno o le anse dei pennelli) scomparendo altrettanto velocemente in caso di correnti da nord o est;
2) appaiono in orari non coincidenti affatto con quelli di massimo consumo umano;
3) appaiono solo sui bacini tirrenici che vanno da Maratea a Pizzo e non sullo Ionio, dove comunque le fonti di inquinamento non mancano di certo, visto che esistono grandi agglomerati urbani in cui l’abusivismo edilizio è notevolmente superiore a quello tirrenico, nonchè industrie varie;
4) perchè i nostri piccoli figli, pur nuotando 4/5 ore al giorno, alcune volte eludendo il controllo di noi genitori, anche nella “striscia di merda” e bevendo, giocoforza, piccole quantità di tali “feci” non si ammalano delle più turpi e schifose malattie gastro-intestinali? Se la striscia fosse merda, ogni estate, gli ospedali cosentini dovrebbero essere presi d’assalto da infezioni ai bimbi;
5) ma soprattutto: perché le analisi ARPACAL danno quasi sempre valori nei limiti nonostante la presenza di queste antiestetiche chiazze?

Allora, stanchi di vedere le foto con i soliti commenti catastrofisti sui social ci siamo detti: perché non prelevare un po’ d’acqua di mare proprio in presenza di queste chiazze e farla analizzare?

Così lunedì 31 luglio, Andrea De Filippis, come testimoniato dal video, si è recato a Belmonte Calabro e alle ore 12:45 ha raccolto un campione d’acqua marina che comprendeva anche le famose “chiazze di merda” in un contenitore sterile, secondo le indicazioni procedurali indicate dal laboratorio d’analisi accreditato a cui ha consegnato lo stesso campione alle ore 14:15 dopo averlo trasportato al riparo dei raggi solari.

I risultati, prodotti dal laboratorio suddetto (privato e indipendente) sono chiarissimi:

Presenza di escherichia coli e coliformi fecali (cioè la “merda”) = 0 UFC/100ml

Presenza di enterococchi e streptococchi = 4 UFC/100ml (il limite è 200 UFC/100ml)

Infine, come può testimoniare qualunque biologo, la presenza delle colonie batteriche è tale che, se fosse stata acqua dolce sarebbe stata pressoché potabile!

Ribadiamo che noi NON vogliamo sminuire il problema della depurazione in Calabria, bensì semplicemente rispondere a una semplice domanda in maniera chiara:

le chiazze biancastre e/o verdastre e/o marroncine che appaiono sul Tirreno sono composte da feci (alias “merda”)?
La risposta è NO.

E’ ovvio che tali analisi non sono totalmente sufficienti a definire completamente “pulito” il nostro mare.
Sarebbero necessarie analisi chimiche mirate anche su altri componenti come i metalli pesanti e i cosiddetti “nutrienti” (fosfati, nitrati, nitriti, etc).

In ogni caso, con questo piccolo gesto, pensiamo di aver compiuto il nostro MINIMO dovere di cittadini attenti alla salute del NOSTRO mare: ora aspettiamo che le istituzioni compiano il loro: quello cioè di fornire informazioni chiare, dettagliate e ben pubblicizzate sul reale stato di inquinamento.

Infine, un ultimo auspicio: che da oggi in poi, invece di scrivere e commentare a vanvera sui social fatti e situazioni mai verificati con i dati ma captati solo per “sentito dire”, si taccia e/o si usi la propria indignazione per indagare in fondo un problema, verificarlo con dati ed eventualmente denunciarlo: l’auspicio, pertanto, che ci si possa comportare da cittadini pensanti.

Fabio Zimbo e Andrea De Filippis

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