Mentre l’Italia piange Pamela Genini, uccisa dal compagno Gianluca Soncin — il 77° femminicidio dall’inizio dell’anno — la maggioranza di Governo sceglie di approvare un provvedimento che va nella direzione opposta a quella della prevenzione e dell’educazione. Una coincidenza che è anche un simbolo: mentre le donne continuano a morire di violenza maschile, chi ci governa decide di togliere ai ragazzi e alle ragazze gli strumenti per costruire relazioni sane e rispettose.
La Commissione Cultura della Camera ha infatti approvato l’emendamento Sasso che vieta l’educazione sessuo-affettiva anche nelle scuole medie limitando fortemente anche la possibilità di attivare progetti nelle scuole superiori, dove potranno essere svolti solo previo consenso informato delle famiglie. Una censura che colpisce non solo i percorsi di educazione sessuo-affettiva ma anche progetti di prevenzione del bullismo, interventi contro la violenza di genere, l’omolesbobitransfobia e la discriminazione.
In un Paese come l’Italia, dove l’educazione sessuale è ancora un privilegio e non un diritto, vietarla per legge significa scegliere deliberatamente l’ignoranza e lasciare ragazzi e ragazze in balìa del web e della pornografia come unica forma di ‘educazione’.
Parlare di sesso, di affettività, di consenso, non è una minaccia ma un atto di responsabilità civile. L’educazione sessuale e affettiva non corrompe, ma emancipa. È ciò che permette ai ragazzi e alle ragazze di crescere senza paura, di riconoscere la violenza, di costruire relazioni fondate sul rispetto contrastando gli squilibri di potere tra i generi.
L’Italia, invece di avanzare verso una scuola capace di educare al consenso e al rispetto, scivola verso un modello moralista e repressivo. Questo governo non tutela le famiglie: le usa come scudo ideologico per nascondere la propria paura del progresso. Vogliono una scuola che tace, che obbedisce, che non educa al rispetto. Ma il silenzio non protegge i nostri figli: li espone alla violenza, ai miti tossici della pornografia e al dominio maschile come modello di relazione. È il patriarcato che parla attraverso le leggi.
Il governo sceglie consapevolmente di rafforzare proprio quella cultura patriarcale che produce ogni giorno violenza, disuguaglianza e morte. Una deriva pericolosa che avvicina l’Italia a Paesi dove la libertà individuale e i diritti civili vengono sistematicamente calpestati. La scelta della maggioranza non è neutra: è un atto politico contro le donne, contro i giovani, contro la conoscenza.
Quello di cui oggi abbiamo bisogno è, invece, una educazione sessuo-affettiva completa, laica e scientificamente fondata, che accompagni ogni persona nella crescita e nella costruzione della propria identità, fornendo conoscenze adeguate sull’affettività, la salute riproduttiva, il consenso, la prevenzione delle gravidanze indesiderate e delle malattie sessualmente trasmissibili. Un percorso capace di smontare i pregiudizi e i ruoli patriarcali che ancora oggi alimentano la violenza di genere e la disuguaglianza. Una scuola che liberi, non che censuri.
Non possiamo tacere di fronte alla violenza dilagante: vietare l’educazione sessuale oggi significa accettare e normalizzare più violenza domani.

Rosi Caligiuri, segretaria PD Cosenza città












