Libro “Gli ebrei, dal deicidio al negazionismo”: il calabrese Serafino Schipani lancia un accorato allarme contro l’antisemitismo in Europa

E' freschissimo di stampa il nuovo libro di Serafino Schipani, "Gli ebrei, dal deicidio al negazionismo", un'opera che lancia un accorato allarme contro lo spettro dell'antisemitismo che aleggia sull'Europa, invitando ogni uomo a prendere coscienza della situazione e ad attivarsi senza nascondersi.

di Luigi Stanizzi

Freschissimo di stampa il libro “Gli Ebrei, dal deicidio al negazionismo”, di Serafino Schipani, mentre lo spettro dell’antisemitismo torna ad aleggiare nel cielo d’Europa e il teschio impresso sul suo vessillo è un nuovo presagio di sangue e di morte.

Con colpevole distacco spesso si tende a sottovalutarlo, come se si trattasse di un evento che segue la moda e a cui si è ormai assuefatti. Questo libro, rivolto a ogni uomo degno di questo nome, vuole, perciò, essere l’invito a prendere coscienza della situazione e ad attivarsi senza seguitare a nascondersi, facendo finta di non vedere e di non sapere.

È anche un accorato allarme per l’approssimarsi di inusitate sciagure che lasciano presagire, se non la fine del mondo, il ritorno a una nuova preistoria con i continenti ridotti a un cumulo di macerie, tra le quali finirebbero con l’aggirarsi lugubri ombre di sopravvissuti.

O prevale la pace o è l’annientamento. Serafino Schipani, insegnante elementare in pensione, è nato nel 1948 a Sersale (Catanzaro) dove risiede. Nel 2004, ancora in servizio, ha scritto per la scuola, su incarico del Collegio dei Docenti, il testo di educazione ambientale “Con noi, intorno a noi”; nel 2012, con lo pseudonimo Seraschi, ha pubblicato in versi “Il Vangelo secondo un poeta”; è del 2019 il libro di poesie “Versi d’altri tempi”.

Con Officine Editoriali da Cleto ha pubblicato nel 2024 la raccolta di poesie dal titolo “Sogni infranti” ed ora “Gli Ebrei, dal deicidio al negazionismo”, con le consulenze del giornalista Francesco Stanizzi per i progetti grafici delle copertine. Ma ecco che qui di seguito il poeta Serafino Schipani ci regala l’ultima sua fatica, conclusa in questi giorni, assolutamente inedita: “Non solo Gaza”. Un’opera struggente. Appena sottoposta ieri al primo lettore, l’Ing. Pino Grano, si è espresso così: “Bellissima. Una grande sensibilità ed ispirazione poetica che dipinge benissimo la situazione reale di Gaza, presente e futura (ovviamente non solo Gaza). Non si può non condividere e rallegrarsi per tale nobiltà e sensibilità su una tragedia umana senza limiti”.

NON SOLO GAZA

Fanciulli

dal crine biondo

come le spighe

gravide di semi,

o crespo e nero

quale esotico ebano

intarsiato,

o bruno come le nude zolle

quando,

alla vigilia della semina,

l’adunca lama

del vomere arcuato

in lunghe scie di solchi

le inclina su di un lato,

per voi,

in ogni tempo

e in ogni plaga

sin dai primi vagiti massacrati

dalla follia abissale

che guerra nomiamo,

ha il mio cuore

gemiti insopprimibili.

Per voi

teneri boccioli

dischiusi appena

e subito recisi,

ardenti faville di anime

spente ai primi bagliori

di quell’età

in cui, più che mai,

la vita

nella sua innocenza

è sacra.

A quali labbra

minute,

le dolenti madri,

se sopravvissute,

porgeranno

i capezzoli turgidi

di latte candido

stillanti?

A chi,

intorno al desco,

i vetusti nonni,

per anni e per fatiche

vacillanti,

narreranno,

se sopravvissuti,

le avvincenti imprese

degli avi

e le vaghe fiabe

trasognanti?

Ora,

dai brandelli laceri

delle membra implumi

prive di urna,

sotto lo sguardo fulgido

dell’indolente luna,

scivolano

tra le macerie

in rivoli di sanque

i sogni rosei

dell’infanzia infranta.

A notte fonda,

intanto,

dalle carlinghe alate

piloti temerari

ligi al dovere,

non scorgendo,

tra le fumanti rovine

sottostanti,

rese purpuree

le coltri morbide

di culle

dai loro ordigni letali

frantumate,

levano,

ampio il petto

di croci al valore decorato,

un peana e irrefrenabili grida,

emuli ignari del tristo Caino fratricida.

Perennemente

un ancestrale istinto

vuol che tra i viventi

la pietà ceda alla gloria

benché mendace,

mentre

da ben altre croci

di are profanate

Cristo,

trafitto,

non ha per il Creato

parole inascoltate

se non di amore e pace.

Come le primule

timide e dorate

annunciano

il magico risveglio

della primavera,

se vero è

che scevro di prole

non sopravvive il mondo,

solo voi,

della stirpe ventura

primizie designate,

a noi

e a chi vi sopprime

di un perpetuo domani

la speranza date.

Vagolano

nella mia mente

oscuri presagi

ond’io,

come impietrito

da sì acerbe stragi,

vorrei che

le mie lacrime

tremule tra le ciglia

fossero inchiostro indelebile

e mordace

per uno stilo

che,

intintovi,

incida

sulla pergamena della storia

ciò che di disumano

l’umano

possa essere capace.

Gli ebrei, dal deicidio al negazionismo

(novembre 2025). Serafino Schipani

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